giovedì 15 aprile 2010

(6) Di cosa succede all’ Intensivo, altrimenti chiamato seminario residenziale “The Spirit of the Earth”

- continua -
Secondo giorno di intensivo

Dopo cena ci si ritrova quindi di nuovo al tempio. Sono circa le ore 23.30-24. Il maestro chiede "come state" ma è un pro-forma perchè non c'è un giro di condivisione. Il maestro approfitta della condizione di spossamento fisico e psichico delle persone per "fare entrare" la spiegazione di quello che i partecipanti hanno vissuto.
Spiega, in sostanza, i danni di tenere dentro in forma repressa un'emozione così forte come può esserlo la rabbia (o la paura) e i danni che ne conseguono a livello fisico: la rabbia rimossa crea problemi al fegato, agli occhi, alla parte destra del corpo ecc.; e parla dei danni nella propria vita di tutti i giorni. Mi sembra di aver già toccato questo argomento in precedenza, quindi non mi dilungo più di tanto. Passa poi a sottolineare come le persone comincino a reprimere rabbia e paura a partire dall'infanzia e le reprimano perchè i genitori, soprattutto la madre, mettono in atto tecniche di manipolazione tipo senso di colpa (se non fai così muoio ecc.) che inibiscono nel bambino l' espressione di quello che provano.
Sottolinea che è meglio che la rabbia o qualsivoglia altra emozione o istanza psichica rimossa vengano fuori perchè in questo modo emergono alla coscienza e possono venire lasciate andare.
La rabbia repressa può diventare anche autolesionismo o ricerca di qualcuno da punire.
Sugli appunti presi durante uno di questi seminari residenziali, ho scoperto un appunto che avevo preso e che dice: - "Il farmaco è una forma di censura che i medici o gli psichiatri prescrivono ai pazienti perchè la malattia o il problema psichiatrico mettono il terapeuta di fronte alla "sua" verità (e, per non andarsela a guardare, si preferisce dare il farmaco piuttosto che permettere al paziente di esprimere l'emozione rimossa che potrebbe risuonare con la propria)" ciò che ho messo fra parentesi è come continuava la spiegazione, cosa che non ho scritto ma che mi sono ricordato. Vorrei sottolineare che è vero che non ho mai sentito il maestro consigliare direttamente a qualcuno di non prendere i medicinali, ma è anche vero che informazioni come queste venivano inserite nelle sue filippiche lasciando ai partecipanti la "libertà" di prendere le "opportune decisioni" in merito alla loro cura. Ecco allora come mai ex-maestro dice di avere visto gente con problemi psichiatrici o con sieropositività buttare nel sacro fuoco i farmaci. Sicuramente il maetro non ha detto loro di farlo direttamente, è molto furbo in questo senso, ma gli "inviti trasversali" a farlo, se uno voleva "capire" cosa stava esprimendo la malattia, non mancavano.
Questa spiegazione andava avanti per molto tempo, con esempi di comportamenti relativi alla vita dei partecipanti, individuazione dei loro "processi" ecc. atti a dimostrare la validità delle teorie presentate. Il tutto veniva propinato dal maestro con un tono di voce modulato e basso, con picchi improvvisi della voce quando arrivava ad esprimere "concetti chiave" e tale da indurre nella già provata audience uno stato di sonnolenza cui era una vera tortura resistere. Molti facevano fatica a rimanere svegli, ma stoicamente tenevano gli occhi aperti.
Di solito si finiva verso le 2 di notte. I partecipanti andavano a dormire e puntualmente, alle 7, venivano buttati giù dal letto per prepararsi al ki-training.

-continua-
Tiresia