lunedì 4 luglio 2011

I BAMBINI DI DIO



AMOREENA WINKLER

“Ciò che sconvolge di più nella narrazione di Amoreena Winkler è il suo rifiuto a recitare il ruolo della vittima. Alcuni giornalisti cercheranno di ridimensionare la vera portata dell’opera, considerandola esclusivamente un trattato di sociologia, ma niente da fare, i bambini di dio segna la nascita di una grande scrittrice.”
Livre et rire

“Un libro per niente rassicurante. Salutare e significativo.”
Philippe Di Folco Tgv Magazine

SinossiIL LIBRO
Amoreena Winkler nasce a Roma nel 1978. Suo padre, dopo essere sfuggito alla chiamata alle armi per il Vietnam, aver partecipato a Woodstock e fatto uso di qualsiasi tipo di droghe, è tra quei figli dei fiori ripescati da Moses David, il profeta della fine dei tempi, per rivoluzionare il mondo con la potenza dell’Amore. Sbarcato dagli States, a Nizza, sulla Promenade des Anglais, conosce un’esile ragazza di 19 anni – sua madre – che ha appena mollato l’università e ha deciso di rompere con la rigida educazione ricevuta per seguirlo all’interno della “Famiglia”.
Sembrerebbe una storia romantica, ma non lo è. Dietro l’apparente innocenza di una gioventù che pratica la povertà e predica l’amore divino ci sono le spietate leggi dei “Bambini di Dio”. Una setta che per volontà del suo fondatore, David Berg, aveva esteso l’accezione del precetto evangelico “ama il prossimo tuo” alla sfera sessuale, che faceva proselitismo religioso attraverso la prostituzione dei suoi adepti, e che rivendicava la libera sessualità dei bambini, da condividere tra i confratelli attraverso lo “sharing”. Amoreena, con la voce e lo sguardo della sua infanzia, ci riporta l’incredibile testimonianza della sua vita in questo universo parallelo. La vita quotidiana all’interno delle “case”, la paura e il disprezzo per i “sistemiti” (coloro che vivono al di fuori della setta), i continui spostamenti tra Francia e Italia per far perdere le proprie tracce. Il tentativo brutale di distruzione della propria personalità infertole quotidianamente dagli adulti, attraverso la mortificazione del corpo e la negazione dell’ego. La traversata di un inferno da parte di una grande scrittrice, condotta con una prosa esigente, forte, che scava nel profondo e ricompone i frammenti di un’identità in frantumi. Una testimonianza dolorosa che rivela come a dispetto di qualsiasi avversit à sia possibile non smarrire la propria umanità e la propria anima. E, attraverso la scrittura, perpetrare una forma estrema di resistenza.


NOTE
Amoreena Winkler è nata nel 1978 a Roma, all’interno della setta apocalittica “I Bambini di Dio”, dalla quale esce all’età di 17 anni. I bambini di dio è il racconto dell’infanzia dell’autrice. Il suo seguito è in corso di pubblicazione in Francia.



Denaro, abusi e violenze sessuali. I Bambini
di Dio, setta Usa sbarcata in Italia nei ’70

I racconto nel libro di Amoreena Winkler, figlia di una coppia affiliata al clan e che trent’anni dopo racconta l’incubo di un’infanzia segnata dall'orrore di quell'esperienza
Chi è stato giovane negli anni Settanta li ricorda come una delle tante sette tardo hippy dell’epoca, sballatoni che predicavano l’amore per Gesù e reclutavano nuovi adepti mandando in avanscoperta ragazze molto belle vestite di veli e con i fiori nei capelli. Nulla a che vedere con i morigerati e allora più popolari Hare Krishna (niente carne, niente droghe, niente sesso se non per procreare) e nemmeno con i più allegri Arancioni, i seguaci di Bhagwan Shree Rajneesh nel cui ashram di Poona molti andarono a perdersi o a ritrovarsi.

I Bambini di Dio erano diversi. Soprattutto perché erano americani, molto lontani dunque dalla mistica indiana che andava per la maggiore a quei tempi. E poi perché sembravano davvero fanatici. E affamati di soldi. Non a caso, più d’una di quelle belle ragazze accalappiò qualche buon partito spennandolo per benino mentre gli sfornava figli in quantità. Non sempre suoi.

Di quella setta che sbarcò in Italia nel 1972 per eclissarsi alla fine del decennio, nessuno si sarebbe probabilmente ricordato se non fosse uscito in questi giorni in libreria un memoir sconvolgente: I bambini di Dio (Fandango, 254 pag., 17,50 euro) di Amoreena Winkler, figlia di una coppia affiliata alla setta, che trent’anni dopo racconta l’incubo di un’infanzia segnata da abusi e violenze di ogni tipo, soprattutto sessuali.

Amoreena, nata a Roma nel 1978 (i Bambini di Dio erano sbarcati in Italia nel 1972), ha vissuto sulla sua pelle gli effetti dell’estensione alla sfera sessuale del precetto evangelico «ama il prossimo tuo» così come l’aveva concepito David Berg, il fondatore della setta. E cioè: non solo promiscuità fra gli affiliati e proselitismo attraverso il sesso (la pratica era codificata con tanto di nome: flirty fishing, dove i fishes erano i pesci adescati ), ma iniziazione all’ “incarnazione dell’amore divino” anche dei bambini. Il che significava abusi sui bimbi, anche piccolissimi.

In Italia, la pratica del flirty fishing venne svelata nel 1979 da un’inchiesta giornalistica cui fece seguito l’irruzione della polizia in una discoteca romana gestita dai Bambini di Dio e l’incriminazione di tredici persone accusate di sfruttamento della prostituzione con riferimento al flirty fishing. Ma dopo una lunghissima istruttoria, il Tribunale di Roma assolse tutti nel 1991, concludendo che il flirty fishing non poteva essere equiparato alla prostituzione perché le adepte, sia pure in modo deviante, perseguivano con la loro attività un paradossale “scopo umanitario”.

Nulla, invece, era mai emerso circa gli abusi sui bambini. Fino a questo libro in cui Amoreena rivive, con una crudezza che toglie il fiato, il suo calvario di bambina violata, le esperienze alle quali venne forzata dall’età di quattro anni da suo “padre”: non quello biologico (emigrato in Asia per fondare una nuova “famiglia”) ma il nuovo, tremendo, compagno della madre.

Figura centrale, quella della mamma: una giovane francese che a 19 anni aveva mollato l’università per entrare nella “Famiglia” dei Bambini di Dio, dove era diventata una delle più attive “whore for Jesus”, prostituta per Gesù. “Peggio di una puttana rispettabile, una puttana religiosa”, scrive Amoreena. E per questo con “la coscienza a posto”. E che, sempre in nome di Gesù, condivide e assiste agli abusi sessuali del suo compagno su sua figlia. Amoreena è riuscita a ribellarsi e a fuggire dalla “Famiglia” a 17 anni. Molti di più ne ha impiegati a ricostruire la sua persona di bimba violata da adulti irresponsabili e criminali.

I Bambini di Dio, così come li ha conosciuti e vissuti, non esistono più. Dopo la morte del fondatore e diversi processi, il movimento è stato riformato: eliminato il flirty fishing e stabilite norme che vietano la sessualità fra adulti e minori, rimangono la considerazione favorevole della masturbazione, il principio dello sharing (la promiscuità all’interno del gruppo fra persone che non sono marito e moglie) e in genere una visione ampiamente positiva della sessualità all’interno ma anche all’esterno del matrimonio.

Nella “Famiglia”, come continua a chiamarsi il movimento, una percentuale sempre più ampia dei circa diecimila membri è composta da membri di seconda generazione: i bambini dei Bambini di Dio, quelli che, a differenza di Almoreena, non sono riusciti a fuggire.

Quanti altri bambini sono vittime di sette sconosciute? Centinaia dicono le segnalazioni a Telefono azzurro. Addirittura decine di migliaia solo in Francia, secondo l’Unadfi, l’Union national des associations de defense des familles et de l’individu victimes de sectes.