Ormai è buio e l'illuminazione del luogo è fornita da alcune torce, distanziate una dall'altra, poste intorno al perimetro. La luce non è intensa e permette di vedere chiaramente solo i volti dei partecipanti che si trovano nelle immediate vicinanze.
Quando tutti i partecipanti sono in cerchio, il maestro dice di chiudere gli occhi e tenerli chiusi finchè si sentirà il tocco di una mano sulla spalla.
Segue un breve momento di raccoglimento in cui sale la tensione. Si provi per un attimo ad immaginare come ci si possa sentire stando in piedi, ad occhi chiusi, in un cerchio di persone pressocchè sconosciute (dalle 70 alle 100 o più), nella semioscurità, senza sapere a cosa si va incontro. Non è certo cosa che possa lasciare indifferente un animo suggestionabile (o anche non troppo suggestionabile).
Quando il maestro ritiene che sia trascorso abbastanza tempo, lascia la mano di chi è alla sua sinistra e si mette davanti alla persona alla sua destra, sempre tenendogli la mano. La persona alla sua destra è solitamente la moglie o un suo maestro fidato. Con la mano sinistra, il maestro tocca la spalla della persona che ha davanti e la guarda dritta negli occhi per qualche tempo, circa una trentina di secondi, ma può durare anche di più, all'occorrenza. Alla fine, prima di passare alla persona successiva, emette un suono tipo "Au" (che dovrebbe corrispondere ad "augh" degli indiani d'America e che nel gruppo è usato per esprimere approvazione), oppure qualche frasetta ad effetto (soprattutto se la persona che ha davanti è visibilmente preda dell'emozione) tipo "Bentornato a casa" o simili, oppure dice "grazie" oppure non dice proprio niente, secondo come gli gira.
Quindi passa a toccare la spalla alla persona seguente e si mette a fissare negli occhi pure quella. Intanto, chi ha già aperto gli occhi aspetta un attimo che il maestro finisca di fissare la terza persona e poi, quando il maestro passa alla quarta, la seconda persona si colloca a sua volta davanti alla terza e prende a fissarla a sua volta. Tutti si tengono sempre per mano, così ogni persona che si sente toccare la spalla e apre gli occhi, dopo aver fissato il maestro, si trova a dover fissare tutti quelli che lo seguono e che hanno aperto gli occhi prima di lei. Questo esercizio finisce quando la persona che stava alla sinistra del maestro fissa gli occhi del suo vicino di sinistra. (spero di essere riuscito a spiegarmi).
Quindi, alla fine dell'esercizio, tutti hanno guardato negli occhi tutti gli altri componenti del cerchio. Questo esercizio potrebbe sembrare abbastanza soft, ma assicuro che durante il suo svolgimento, ho visto gente singhiozzare e abbandonarsi a vari sfoghi emotivi per la grande tensione accumulata (o, chissà, per qualche "processo" che emergeva).
Finito l'esercizio, il cerchio si ricompone e comincia quello successivo.
Le persone vengono di nuovo invitate dal maestro a chiudere gli occhi e seguono una breve visualizzazione guidata durante la quale il maestro invita a "tornare indietro al tempo in cui non avevo ancora incontrato reiki/arkeon. Torno al momento del mio primo seminario. Torno al momento in cui ho deciso di essere qui (leggi: mi sono iscritto all'intensivo). E guardo profondamente dentro di me qual'è la mia paura. E incontro i tuoi occhi e posso condividere con te la mia paura."
Al suono del tamburo (suonato dal maestro o da qualche suo volonteroso maestro-aiutante), i partecipanti lasciano andare le mani dei vicini e si mettono a camminare, sempre ad occhi chiusi, finchè il tamburo cessa. A quel punto, aprono gli occhi e si mettono davanti alla persona che hanno vicino. Guardandola dritta negli occhi dicono: "Io sono Pinco Pallino, la mia paura nell'essere qui è ..." L'altro accoglie, dice "Grazie" ed è il suo turno di condividere la sua paura. I tamburi riprendono a suonare e il maestro dice "Vado più profondamente nella mia paura e la condivido..."
Mi sembra che per il resto dell'esercizio i partecipanti non debbano più chiudere gli occhi e continuino a vagare fino al cessare del tamburo, ma se ricordo male questo particolare, prego di farmelo notare.
Dopo aver condiviso la paura, si passa a condividere l'intenzione e/o il motivo per cui si è lì: "Io sono... la mia intenzione è..." e si procede come spiegato prima.
Alla fine ci si mette tutti in fila davanti alla porta del tempio che viene, finalmente, aperta.
Il tempio è stato accuratamente preparato dal maestro e dai suoi maestri-aiutanti (preciso che chi aiuta il maestro agli intensivi sono i maestri da lui iniziati che per comodità chiamerò "aiutanti" d'ora in avanti). La sedie sono in cerchio e all'interno del cerchio fa bella mostra di sè un grosso cero acceso, che simboleggia l'unione fra spirito (fiamma) e forma (corpo), il pezzo per parlare, ossia una sfera di pietra, e qualche altro oggetto che non mi viene in mente con precisione (forse un piccolo braciere dove vengono bruciate le erbe e una grossa piuma che serve per attizzare il carboncino su cui bruciano).
Le persone si accomodano e comincia il giro di presentazione in cui si dice il proprio nome. A volte, preso da creatività, il maestro fa "cantare" il proprio nome per permettere di esprimere, cantandolo, il proprio stato d'animo (almeno, credo che il motivo fosse questo, ma bisognerebbe chiederlo a lui personalmente il motivo di questa estrosa trovata).
Dopo le presentazioni, due parole del maestro su temi vari e poi si stabilisce chi dovrà fare l'uomo/donna sveglia, ovvero colui/colei che la mattina deve andare a bussare alla porta di tutte le camere per accertarsi che tutti saltino giù dai letti e si presentino puntuali al ki-training del mattino.
Si stabilisce poi l'addetto alle lamentele, cioè chi raccoglie eventuali reclami o segnalazioni di problemi relativi alla sistemazione nelle camere (mancanza di carta igienica, guasti allo scaldabagno ecc.) e si attiva con l'agriturismo per risolverli.
Per chiudere il cerchio, tutti si prendono nuovamente per mano e il maestro dice "Buonanotte", oppure fa dire una parola a ciascuno per esprimere il suo stato d'animo. Queste parole non sono solitamente molto varie (sembra che il vocabolario degli arkeoniani si un po' ristretto). Le più gettonate sono: fede - bene - dio - movimento - gioia - paura - fiore - sonno - mal di testa - amore - padre e poco altro.
Dopo il giro di parole, ad un cenno del maestro le mani si lasciano e tutti vanno a dormire, anche perchè solitamente è notte inoltrata (circa le 2) e la mattina la sveglia è alle 7.
- continua-
Tiresia