martedì 20 aprile 2010

Negare l'evidenza dei video sequestrati è veramente meschino

Noto che i soliti arkeoniani oggi si sono affrettati a scrivere il loro parere sulla trasmissione chi l'ha visto? di ieri sera.

Non è vero che si veniva preparati con diversi seminari ai deliri, per altro sconosciuti,dell'intensivo! Ho visto persone che dopo un paio di seminari venivano invitate a fare il "lavoro" dell'intensivo se si era sotto data.
Veniva creato un'alone di mistero su questo fantomatico lavoro che ci avrebbe permesso di fare il salto!!!
Le persone NON erano consapevoli di ciò che andavano a fare all'intesivo!!!

Scrivere poi che le immagini andate in onda non sono la realtà ha dell'incredibile!! Negazione della realtà che qualunque persona abbia frequentato seminari e dunque intensivi ha visto ed affrontato ??? Le immagini hanno parlato chiaro e le parole ancor di più!

L'ex maestro dice chiaramente che don Angelo De Simone si "faceva" le suore, lui lo confessa nello spezzone seguente e Vito Carlo Moccia aggiunge che quel prete..si è "fatto" per 30 anni C. e per 20 G.
Mi auguro che sia scomunicato! Ma quale prete si comporta così???

Ma no...leggo oggi sul blog scritto da fioridarancio che ritiene quel prete innocente!!Di cosaa?? Di aver avuto per anni rapporti sessuali con 2 suore? Per le trasgressioni creative che lui aveva compiuto? Per essersi inginocchiato nel nome di Dio davanti al maestro com'era consuetudine della sudditanza creata dal Moccia? Mi chiedo se no sia abuso di poteri eclesiastici.......Per aver officiato e distibuito sacramenti che solo una volta nella vita per chi è cattolico si prendono? Ho letto sul forum del Cesap di pratiche come il Ri- matrimonio e il Ri- battesimo.... Lo si vede anche nel video ... la signora Moccia battezzata da don Angelo De Simone!!!

In quanto ai minori Ri- proposti dal girato nel 2004 a casa di Moccia con Padre Raniero Cantalamessa in giardino, la responsabilità sarà dei genitori che allora proposero i loro figli come trofei perchè dovevano poi utilizzare quel video per far vedere di essere appoggiati dalla Chiesa o di una trasmissione che ieri ne ha riproposto uno spezzone?

" ARKEON" - CHI L'HA VISTO?

Prima parte della trasmissione Chi l'ha visto del 19-4-2010

Seconda parte

Terza parte

lunedì 19 aprile 2010

(11) Di cosa succede all’ Intensivo, altrimenti chiamato seminario residenziale “The Spirit of the Earth”

Quinto giorno di intensivo - continua -

Esercizio del fuoco sacro

Questo esercizio comincia verso il tardo pomeriggio. Ci si trova davanti al tempio e si fa il solito cerchio in piedi con il maestro che parla delle varie esperienze ed emozioni che i partecipanti hanno attraversato nei giorni precedenti, spiegando di nuovo l'origine di questi vissuti secondo le teorie arkeoniane, secondo il ben noto principio: "repetita juvant". Lo scopo è, come al solito, imprimere per bene le credenze del gruppo nelle menti dei partecipanti.
Non c'è una condivisione generale con il maestro che la conduce ma vengono fatti i soliti gruppetti che verranno condotti dagli assistenti. Durante i gruppetti, il maestro gira di qua e di là soffermandosi ad ascoltare le condivisioni di questo e quello, ma in genere interviene solo per sottolineare nuovamente le linee guida del pensiero arkeoniano ove ve ne sia necessità. In pratica, interviene per spiegare i motivi psicologici sottostanti ai vari processi ove i suoi assistenti non riescano a farlo da sè. Diciamo che opera una sorta di supervisione dell'operato degli assistenti.
I partecipanti sono stati invitati a portare con loro i vari oggetti che sono intenzionati a "lasciare andare" nel fuoco sacro al fine di "purificarli" dai processi che essi convogliano (ricordiamo la teoria reikiana dell'energia negativa che rimane attaccata alle cose e continua ad agire attraverso esse sulla psiche di chi le possiede, teoria che il gruppo ha fatta sua ed inserita nel caravanserraglio delle "verità arkeoniane"). Ai partecipanti era stato detto in precedenza di portare questi oggetti all'intensivo, durante i seminari di primo o secondo livello.
Prima di purificare gli oggetti attraverso il fuoco, i partecipanti devono condividere al loro gruppetto i motivi per cui li vogliono bruciare e ascoltare i feedback che arrivano loro dagli assistenti e dagli altri membri del gruppetto in cui sono.
Non sottolinerò mai abbastanza che nè gli assistenti nè (se non in rarissimi casi e del tutto casualmente) i partecipanti al gruppetto sono psicologi o psicoterapeuti o comunque hanno un'infarinatura circa i movimenti della psiche umana: le uniche cose che "sanno" sul funzionamento della mente sono quelle propinate dal maestro e le considerano veri e propri dogmi: indiscutibili, inappellabili, eterni e comunque giusti, quasi come se chi le ha propinate loro fosse una divinità esente da umani errori.
Potrei descrivere le assurdità che mi sono sentito dire circa le mie intime motivazioni e il significato delle mie azioni da bocche che a stento avevano raggiunto un titolo di studio pari alla terza media, ma che venivano approvate coralmente in quanto riportavano A PAPPAGALLO (quindi neanche con un minimo di elaborazione a livello di ricerca di termini o struttura della frase) ciò che in precedenza era uscito dalle labbra (sante?) del maestro.
Eventuali deboli obiezioni a quelle assurdità venivano da tutti additate come "resistenze" e guardate con disapprovazione. D'altra parte, era perfettamente inutile controbattere poichè, tutto quello che veniva detto di "non allineato", veniva liquidato come espressione di un "processo" che ancora ci si doveva fare e che era così e basta.
Ogni discussione veniva stroncata sul nascere dagli altri componenti del gruppetto che gridavano "Solo grazie!" in modo incazzato e con toni tali da scoraggiare gli ultimi guizzi di un eventuale animo/cervello che potesse vantare di aver conservato, in sè, una piccola parte ancora indomita (sempre che ve ne fosse rimasta una, dopo il trattamento cui era stato sottoposto nei giorni precedenti).
Per chi non avesse dimestichezza con le arkeoniane tecniche di inibizioni del pensiero critico, mi dilungherò un poco sul significato di quel "Solo grazie!" nominato poc'anzi.

Funzione del GRAZIE in arkeon
In arkeon ci sono precise regole di comunicazione che gli aderenti al gruppo devono seguire. Quando una persona condivide qualcosa al gruppo durante i momenti di condivisione/confessione pubblica, alla fine della sua condivisione, tutto il gruppo dice "grazie". Lo scopo di questo grazie dovrebbe essere quello di convogliare un messaggio in codice, da parte del gruppo, in cui viene espressa l'accettazione delle parole di chi ha parlato, una sorta di modo per dire "ti ho ascoltato, ho lasciato entrare le tue parole, sono stato attento a ciò che hai detto, le tengo dentro per vedere se muovono qualcosa anche in me ecc." Questo codice viene utilizzato anche quando i membri del gruppo parlano fra loro privatamente; soprattutto se sono particolarmente "invasati" lo usano con una certa frequenza anche a casa, col partner ecc. Il grazie può esprimere anche un'emozione di rabbia se viene detto in modo aggressivo.
Il grazie, però, si usa anche per "fermare l'energia automatica" che, nella spiegazione del maestro, è quella della "botta e risposta". Se, x ex, io esprimo un mio giudizio ad un altro su qualcosa che ha fatto o su come penso che egli sia, o sulle motivazioni che penso siano alla base del suo modo di comportarsi, o su quello che ritengo sia il suo "processo" (troppi in arkeon si improvvisano fini conoscitori dei processi altrui, ve lo garantisco, con un'arroganza pari alla loro presunzione, il che corrisponde ad indicarne una quantità notevolissima), l'altro deve bloccare ogni e qualsiasi commento relativo a ciò che io ho detto e rispondere solo "grazie". In questo modo, viene bloccata l'energia automatica della botta-e-risposta e questo dovrebbe servire a chi ascolta per comprendere che tipo di emozione sollevano in lui le parole dell'altro; dovrebbe servire altresì a chi ha parlato per riconoscere un'eventuale proiezione sull'altro di sue personali istanze inconsce che egli ha riversato sul suo interlocutore. In realtà, quasi nessuno in quel gruppo è in grado di riconoscere i fenomeni di transfert e contro-transfert e le cose vengono sempre ricondotte alle dinamiche relazionali spiegate dal maestro senza un effettivo lavoro di introspezione dal momento che nè il maestro stesso nè tantomeno i suoi assistenti hanno la capacità di farlo. Tutto viene sempre ricondotto entro i ristretti parametri interpretativi arkeoniani che in nessun caso contemplano le infinite sfaccettature della psiche ma si limitano a fornire spiegazioni pre-confezionate degli stati psichici e dei movimenti interiori delle persone.
Quando, nel gruppo, qualcuno osa controbattere le parole del maestro o solleva un'obiezione, il maestro espone al malcapitato le arkeoniane ragioni secondo le quali egli ha torto e il maestro ragione. Se il malcapitato continua a "rompere", è il gruppo stesso che lo aggredisce, zittendolo con un bel "Solo grazie!" urlato all'unisono. In questo modo la resistenza è debellata e il malcapitato deve stare zitto o andarsene. Le mezze misure, le sfumature di significato, le finezze interpretative non esistono in arkeon, come molti di noi spero abbiano notato.

Riprendo la descrizione del nostro esercizio. Allorchè tutti i partecipanti hanno finito di condividere le motivazioni che li spingono a bruciare nel fuoco sacro gli oggetti (il più delle volte regali che hanno ricevuto da qualche perverso genitore o parente o dal pedofilo stesso) vengono invitati a disporsi in cerchio intorno al fuoco. Non crediate che sia un fuocherello da campeggio: è una vera e propria pira che arde dall'inizio dell'intensivo e viene continuamente alimentata dagli addetti al fuoco. La distesa di braci e legna ardente misurerà all'incirca 3 o 4 metri di diametro ed è contenuta in un più vasto cerchio di pietre.
I nostri partecipanti si dispongono quindi intorno al fuoco, in cerchio e per mano, e a turno cominciano a buttare gli oggetti tra le fiamme. Mentre li buttano, gli altri osservano un rispettoso silenzio e ognuno precede il "sacrificio" di qualche pezzo del suo passato dicendo più o meno: "Lascio andare nel sacro fuoco ...."
La cerimonia è molto suggestiva: è ormai calata la sera e l'illuminazione del luogo è fornita dal fuoco stesso. Si sta tutti ipnotizzati a fissare gli oggetti che bruciano crepitando o che non crepitano ma scompaiono inghiottiti e disfatti dal calore.
Quando tutto ciò che si doveva bruciare è stato bruciato, un assistente comincia a battere sul tamburone in modo ritmico e le persone, questa volta a turno, cominciano un primo giro di urla rivolte al fuoco: "in questo fuoco lascio andare..."
L'esercizio comincia ad avere un vero e proprio andamento ipnotico con un crescendo di esaltazione in cui i vari partecipanti lasciano andare nel fuoco il loro rapporto con la madre, la relazione col pedofilo, e tutto ciò che sono stati convinti di avere di "perverso" o "non sciolto a livello di processo personale". Poi il maestro passa alla mistica fase successiva in cui non si urla più al fuoco ciò che si sta lasciando andare ma ci si appella direttamente a Dio dicendo "Dio ti offro...." e qui c'è chi mette la propria integrità, vulnerabilità, ecc, finchè, tutti esaltati e con gli occhi grondanti lagrime d'esaltazione cominciano ad urlare "Dio ti offro la mia vita" e giù a singhiozzare in preda all'esperienza mistica.
Se la memoria non mi inganna, è stato proprio durante questa bella cerimonia che esalta l'animo verso i contenuti più alti della sfera spirituale che la moglie del maestro è caduta a terra svenuta perchè duramente provata dai giorni precedenti e con bronchite e 40 di febbre ed è stata lasciata giacere lì dov'era a "farsi il suo processo" perchè, secondo il maestro e quella manica di cialtroni che ha intorno, voleva solo "attirare l'attenzione". Alla faccia dei contenuti spirituali, verrebbe da dire!

Alla fine di questo mistico esercizio, una volta che l'animo dei partecipanti era ben esaltato e in "comunione con Dio e l'universo intero" nonchè sulla via tracciata dallo spirito stesso, il cerchio si scioglie e il maestro dice che chi vuole può rimanere a dormire vicino al fuoco o nel tempio stesso, ovviamente dopo la cena che si terrà verso le 23-24.
Il giorno dopo chi vuole può fare ki-trainig e dopo colazione c'è la "cerimonia di chiusura" dell'intensivo.
Le persone vengono fatte entrare nel tempio dove il maestro ha preparato, all'interno del cerchio delle sedie su cui si siedono i partecipanti, un cerchio di lumini spenti con sotto una figurina degli angeli di Findhorn (maggiori info su queste cartine si ottengono con una breve ricerca con google). In mezzo al cerchi c'è un grosso cero acceso e a turno i partecipanti devono prendere il lumino che "sentono" li stia chiamando e andare ad accenderlo sul grosso cero al centro e poi condividere al gruppo l'angelo che c'è sotto. Se ancora qualcuno si vuol fare qualche processino può prendere spunto dal fatto che non riesce ad accendere bene il suo lumino, o che il lumino si spegne, o che gli cade mentre l'accende ecc.
Se rimangono le ultime condivisioni da fare si possono fare e poi ci si saluta e si va a mangiare e poi si parte per tornare a casa.
Il maestro non manca di ricordare di "portare con sè ciò che si è appreso durante l'intensivo nella vita di tutti i giorni".
Alcuni dei fidati assistenti si fermano per aiutare a smontare la scenografia dell'intensivo e a montare quella del pre-master che comincerà la sera dopo.
Tutti si salutano come saluterebbero dei vecchi e carissimi amici, con parole di incoraggimento e imperituro affetto, salvo restando il fatto che pochissimi si frequenteranno all'infuori dei seminari e praticamente nessuno ti rivolgerà più la parola se decidi di uscire dal gruppo.

Tiresia

(10) Di cosa succede all’ Intensivo, altrimenti chiamato seminario residenziale “The Spirit of the Earth”

Quinto giorno di intensivo

Dopo il ki-training e la colazione, si va al tempio e ci si riunisce sul prato che si trova, guardando il tempio, a sinistra. Si fa un cerchio in piedi e il maestro spiega l'esercizio dei guerrieri.
Gli uomini devono tirare fuori il guerriero che è in loro e che è emerso durante gli esercizi del giorno prima. Si posizionano ad una certa distanza uno dall'altro e le donne devono scegliere il guerriero del quale vorrebbero essere la "squaw". Un guerriero può avere anche più di una squaw, viene detto dal maestro. Anche chi è già accoppiata deve comunque andare davanti al suo compagno e chiedere se può essere la sua squaw (ci possono anche essere delle spiacevoli sorprese se lui, in fase di trasgressione creativa, rifiuta la sua compagna, ma questo fa parte di una più vasta azione sulle coppie dove ogni mezzo è lecito per piegare la volontà di quello che dei due è ricalcitrante). Oppure, sempre in fase di TC -trasgressione creativa - lui può accettare anche un'altra squaw insieme alla sua legittima compagna e anche questo non è certo piacevole per lei (... come si dice? Cornuta e mazziata?) considerando che il tutto viene fatto pubblicamente e che la malcapitata non solo deve fare buon viso a cattivo gioco ma si sente anche dire dal maestro che la responsabilità di quella situazione è sua per i suoi vari processi non risolti con la madre-pedofilo-parte perversa ecc ecc.
Ci sono inoltre le nuove coppie in formazione sotto la paterna guida del maestro che spinge il guerriero ad accettare questa o quella squaw, secondo il progetto che ha in serbo per lui e altri casi che non sto a descrivere perchè mi sembra che sia abbastanza ciò che ho detto in proposito. Faccio solo notare che non vi è mai il caso di una squaw con 2 guerrieri, almeno, io non l'ho mai visto.
Una volta che tutti sono accoppiati o pluri-accoppiati, il maestro dice che la/le squaw deve dipingere il suo guerriero con i colori di guerra (forniti dal maestro) cercando di "cogliere lo spirito del singolo guerriero". Ogni squaw deve anche dare un "nome di guerra" al suo guerriero, nome che deve esprimere la sua "essenza di guerriero".
Quando i guerrieri sono tutti dipinti ed è stato dato loro il nome di guerra, un assistente (spesso la moglie del maestro) si mette a battere sul tamburo più grande e a quel suono i guerrieri scelgono l'avversario con cui si vogliono misurare nella "lotta sacra". Seguono vari combattimenti con urla di esultanza da parte del pubblico che acclama i vincitori di volta in volta.
Questo esercizio dura diverse ore e si svolge sotto un sole cocente (d'estate) e comunque all'aperto anche d'inverno. A questo esercizio partecipa solitamente anche il figlio del maestro che spesso assiste sia ai preparativi che ai combattimenti seduto sulle spalle di suo padre (almeno, quando era più piccolo, non so adesso che sarà cresciuto dove vada a posizionarsi).
Finito l'esercizio, si va a mangiare tutti ringalluzziti da questa espressione di energia maschile.

Dopo pranzo ci sono un paio d'ore di intervallo in cui però non si esce dall'agriturismo. Verso le 17 circa i lavori riprendono con l'esercizio del fuoco sacro.

- continua -

Tiresia

(9) Di cosa succede all’ Intensivo, altrimenti chiamato seminario residenziale “The Spirit of the Earth”

Quarto giorno di intensivo - gruppo delle donne

Trascrivo la descrizione che mi ha mandato un'amica.

" Abbiamo passato la notte e la mattina separate dagli uomini. Quando si deve cominciare il gruppo delle donne quelle che lo conducono ci dicono di andare al tempio. Entriamo nel tempio. Io mi sento un po' nervosa perchè una mia amica mi ha accennato a quello che ha fatto lei in questo gruppo e l'idea non mi piace proprio. Mi ha raccontato che si fa un esercizio in cui ci si deve mettere sotto una coperta e toccarsi e ho saputo che qualcuna ha succhiato il seno di quella che era sotto con lei e il pensiero mi fa proprio schifo.
Ci fanno mettere in cerchio sedute per terra, in mezzo c'è la candela accesa. Le conduttrici sono 3 fra cui la moglie del maestro e ci dicono di chiudere gli occhi. La moglie del maestro dice di fare attenzione al respiro e sentire come entra ed esce da noi. Poi dice di fare uscire il canto della nostra anima e tutte cominciano a emettere un suono durante l'espirazione. Prima il suono è basso poi diventa sempre più forte finchè qualcuna comincia a urlare, come se fosse un urlo di rabbia, mentre altre sembrano cantare, finchè tutte emettiamo suoni molto forti. Dopo un po' i suoni si abbassano fino a finire, allora ci viene detto di aprire gli occhi e guardarci. Qualcuna si vede che ha pianto, qualcuna no. Una delle conduttrici dice di andare nelle nostre ferite col maschile, col padre , col partner ecc e di condividere cosa sentiamo. La condivisione non segue un ordine ma parla chi se la sente in quel momento. Non mi ricordo se si prende il pezzo per parlare e neanche se c'è. Ricordo che una comincia a fare una condivisione dicendo che nella sua vita fa fatica, che non prova molta gioia perchè con lavoro e figli non riesce a trovare tempo per la sua relazione col marito. Le conduttrici chiedono se c'è qualcuna che le vuole dare dei feedback e delle donne si mettono davanti a lei in ginocchio dicendole che è lamentosa, che usa il dolore per fare sentire in colpa il compagno e per tenere legati i figli. Sono molto aggressive e quella che ha parlato deve solo ascoltare senza controbattere e dire solo grazie alla fine del giudizio che le viene detto. Dopo un po' comincia a piangere e viene lasciata così a vedersi quel dolore che lei usa per manipolare. Comincia a condividere un'altra e poi un'altra e sempre quello che dicono viene spiegato con le solite teorie di arkeon dalle conduttrici e anche da altre del gruppo. Io devo stare attenta a quello che dico perchè sono troppo stanca per sopportare qualcuno che mi critica negativamente, così non condivido niente e ascolto le altre. Le condivisioni vanno avanti tantissimo senza intervallo. Ad un certo punto viene fuori il discorso dell'omosessualità latente e dell'energia erotica della madre. Allora le conduttrici dicono che chi vuole può fare l'esercizio delle coperte, che è un'esperienza molto importante per andare a fondo nella propria relazione con il femminile. Viene indicato un gruppo di coperte e a due a due ci si deve mettere in coppia e sdraiarsi per terra sotto la coperta ad esplorare il proprio corpo. Io non lo voglio fare e non lo faccio, ma le conduttrici mi fanno pressione perchè lo faccia anch'io. Io dico di no decisamente e prima mi viene detto che perdo un'occasione importantissima, che non voglio andare a vedermi la mia relazione con mia madre, che così continuo a proteggere lo spazio di complicità con lei e che è un peccato se non lo faccio. Poi non mi rivolgono più la parola perchè io dico chiaramente che non lo voglio fare e cominciano a girare fra le coppie sdraiate sotto le coperte. Quando tutte hanno finito, si ricomincia la condivisione.
Ci sono vari pianti di donne che dicono alla madre che le ha abbandonate e alcune urlano con rabbia e poi si mettono a piangere ecc. Qualche volta chi piange viene consolato da tutte o quasi le donne del gruppo che sono invitate a stringersi intorno a lei dalle conduttrici, qualcuna invece viene lasciata a piangere da sola, non so in base a quale differenza, le conduttrici dicono che dipende dal processo individuale.
Poi una dice che le viene da vomitare e le viene detto che è perchè le sta uscendo il processo col pedofilo. Allora le conduttrici si consultano e una di loro va a chiamare uno degli uomini per aiutarla a fare il processo col pedofilo. Mentre quella va a chiamarlo, le altre fanno chiudere gli occhi a quella a cui sta uscendo il processo col pedofilo e una di loro le fa fare una visualizzazione in cui lei deve tornare al tempo in cui era bambina ed era nella sua camera; è notte e sente dei passi che si avvicinano, che salgono le scale. La porta della sua camera si apre ed entra "lui". Intanto l'uomo scelto è arrivato e sottovoce gli dicono di avvicinarsi a lei e di cominciare ad accarezzarla mi sembra sulla testa. Continuano a dire che lui adesso è lì e chiedono se si ricorda chi è che la accarezza. Quella con gli occhi chiusi ha una specie di crisi isterica in cui dice all'uomo di andarsene, di lasciarla in pace, ma le conduttrici dicono a lui di continuare ad accarezzarla, anche in altre parti del corpo, sulle braccia e sulle gambe. Quella si divincola e piange e urla finchè vomita la saliva e tutti dicono che ha vomitato lo sperma del pedofilo. Le conduttrici dicono che chi ha un processo aperto col pedofilo può andare vicino all'uomo e parlargli ad occhi chiusi come se fosse il loro pedofilo. Alcune urlano e piangono e gridano insulti e anche cercano di picchiarlo ma vengono tenute. Poi qualcuna comincia a chiamare suo padre e gli chiede di salvarla, gli chiede dov'era, perchè non c'era per salvarla dal pedofilo ecc. Allora le conduttrici fanno mettere tutte le donne in cerchio intorno all'uomo e fanno chiudere gli occhi e dicono che nel cerchio c'è il loro padre e così si ricomincia a sentire alcune che piangono chiamandolo papà, alcune che urlano perchè non c'è mai stato, alcune piangono e basta ad occhi chiusi, alcune vanno nella rabbia contro la madre che le ha separate dal padre ecc.
Quando finalmente tutte hanno finito di piangere e urlare, l'uomo va via e le conduttrici chiedono se tutte si sentono a posto con le loro ferite perchè per la fossa dei leoni devono essere centrate, facendo capire che se non lo saranno chissà cosa potrà succedere di tremendo. Dicono che gli uomini entreranno in quella stanza e spiegano le regole della fossa dei leoni, cioè come e quando dire grazie insieme o lasciare che lo dica una sola ecc. Alla fine io sono molto stanca e anche le altre, ma non ci si può riposare perchè bisogna preparare le sedie per la fossa dei leoni e si deve subito prendere posizione perchè gli uomini ci devono trovare già al nostro posto quando arrivano. "


Questo il racconto della mia amica.

-continua-

Tiresia

(8) Di cosa succede all’ Intensivo, altrimenti chiamato seminario residenziale “The Spirit of the Earth”

Quarto giorno di intensivo
La mattina sveglia alla solita ora. Ki- training e poi colazione. Il lavoro comincia più tardi, nel pomeriggio verso le 16.30-17.
Uomini e donne rimangono rigorosamente separati sia durante il ki-training, che a colazione e a pranzo. Il maestro dice di non parlare troppo con gli altri prima dell'inizio dei lavori e di "ascoltare quello che si muove dentro" perchè ci sarà tutto il tempo di parlare durante i gruppi che verranno fatti nel corso della giornata.
Quando è il momento, verso le 17, il maestro decreta l'inizio dei "lavori". Le donne si ritirano nel tempio a fare il "gruppo delle donne" mentre gli uomini si riuniscono in un altro spazio ( che può essere la sala chiamata discoteca o il prato vicino al tempio o dove il maestro ritiene meglio, purchè sia lontano dalla vista delle donne).

Il "gruppo degli uomini" è condotto dal maestro mentre quello delle donne è condotto da sua moglie o da qualche assistente femmina "allineata", cioè completamente "affidata al maestro", il che significa, tradotto per chi non è arkeoniano, indottrinata per bene.
Assomiglia ad un gruppo di secondo livello quando si facevano i gruppi degli uomini durante quel tipo di seminari, non so se adesso si fanno ancora. I partecipanti si mettono in cerchio e si comincia un estenuante giro di condivisione durante il quale il maestro ricorda come la madre separa i figli dal padre impedendo loro di realizzarsi come uomini, di come li consegni al pedofilo per suggellare il patto di fedeltà con lei, perversa genitrice, di come ci sia bisogno dell'umiltà per riconoscere la grandezza del padre ed invocare la sua benedizione, di come il mondo abbia bisogno di veri guerrieri centrati nel loro potere personale perchè "lì fuori sono delle belve", di come la discesa del sacro spirito sia possibile solo se ci si stacca dalla madre e si ottiene la benedizione del padre, di come un uomo che è legato alla madre abbia una "falsa identità di uomo" perchè il vero riconoscimento come uomo deriva dal padre e non può venire dalla parte materna, di come la propria madre abbia distrutto, agli occhi di loro bambini la figura del loro padre, di come questo processo di distruzione del maschile sia portato avanti anche dalle proprie compagne, di come bisogna mettere in riga le compagne perchè se non si viene annientati... e via e via in un crescendo di pompamento di questa "valenza maschile" che ha connotati apertamente misogini.
Le condivisioni vanno fatte tenendo in mano il "bastone sacro" (un bastone intagliato dal maestro in persona") che rappresenta il "sacro lingam", in soldoni, è un simbolo fallico.
Processi indotti, urla di dolore, scuse tragicamente urlate al proprio padre per averlo tradito a favore della madre, invettive contro le mogli o fidanzate che cercano di schiacciare il potere maschile o di sottrarre i figli maschi... Le solite storie arkeoniane ma molto pompate per l'occasione.
Inoltre, è anche una sorta di operazione di marketing per il maestro che insiste sul fatto che i padri si prendono tutta la mer... mentre i nonni hanno un altro rapporto con i nipoti più disteso e dove prevale l'affetto e che al pre-master si fa proprio questo lavoro con i nonni dove si sente "scendere la loro energia"... ecc. Anche se uno ha ricordato di avere il nonno pedofilo, in questa occasione l'abuso può venire considerato come una forma d'amore, distorta, ma d'amore (... come si dice... rivoltare la frittata???) e questo è senz'altro un motivo di confusione che viene inserito nelle menti di certuni.
Si può assistere anche alla "benedizione" che il maestro fa con la sua vera catana originale giapponese di non so quale secolo la cui lama ha ucciso non si sa quanti nemici.... mi sembra che una scena simile si possa vedere anche su un video di arkeon.
Ad un certo punto, verso la fine, arrivava una delle assistenti che guidavano il gruppo delle donne e chiedeva al maestro se poteva mandare un uomo a impersonare il padre o il pedofilo nel gruppo delle donne e il maestro ne sceglieva uno e lo spediva di là.

Quando il maestro riteneva che tutti fossero ben indottrinati e centrati nel loro potere personale, ci si doveva preparare "spiritualmente" per affrontare l'esercizio chiamato "LA FOSSA DEI LEONI".
Veniva detto che se non si era centrati come si deve, "quelle" ci avrebbero sbranato e quindi dovevamo stare molto attenti, dire grazie dopo ogni risentimento che ci sarebbe arrivato dal gruppo delle donne e mettere tutto la nostra energia nei nostri risentimenti.
L'esercizio della fossa dei leoni veniva fatto nel tempio. Gli uomini da una parte e le donne dall'altra. A quel punto era notte fonda e spesso io provavo un senso di irrealtà di fronte a quello che stava succedendo. Ci si disponeva in 3 file: quelli in prima fila stavano in seizàn, di3etro c'erano quelli seduti e dietro di loro quelli in piedi. Le donne erano nella stessa posizione, su 3 file (secondo il numero di partecipanti, le file potevano essere anche 2). Tutti, maschi e femmine, avevano una faccia dura e incazzata. Al suono del gong si cominciava il primo round in cui cominciavano le donne, a turno, a urlare i loro risentimenti. Non si doveva assolutamente accavallarsi con i risentimenti all'interno del proprio gruppo perchè questo significava mancanza di centratura; mi spiego meglio: quando uno sentiva che era il momento per fare un risentimento doveva farlo senza urlare contemporaneamente con un altro. Se succedeva che 2 persone cominciassero un risentimento insieme, una delle due si doveva zittire immediatamente (chi, dipendeva dalla quantità di potere personale del singolo). I risentimenti si facevano rispettando solo l'ordine di gruppo: prima un gruppo, mettiamo le donne, facevano i loro risentimenti, poi, al suono del gong, cominciava il turno dell'altro gruppo, quello degli uomini in questo caso.
C'erano 6 round, se non ricordo male: donne - gong - uomini - gong - donne - gong - uomini - gong- donne - gong - uomini - gong finale. Se qualche donna si permetteva di fare un risentimento al maestro, lui diceva grazie durante l'esercizio ma poi, appena finito l'esercizio, quando ancora erano tutti in posizione, vomitava sulla poveretta una tale mole di rabbia e violenza verbale che veramente non so come quella riuscisse a sopravvivere alla vergogna.
Ricapitolando: gli uomini e le donne prendono posto nel tempio divisi in due gruppi posti uno davanti all'altro. Al suono del gong cominciano le donne con i risentimenti. I risentimenti devono seguire una formula precisa e possono essere o generali (tipo "Uomini io risento con voi perchè mi avete trattata come un oggetto" e il gruppo degli uomini, all'unisono, deve rispondere urlando "Grazie") oppure personali (tipo "Pinco pallino risento con te perchè... dove il tale Pinco pallino può essere o non essere uno degli uomini presenti nel gruppo. Se è presente nel gruppo, il "Grazie" lo deve urlare solo lui, se non è presente nel gruppo, il "Grazie" lo gridano gli uomini tutti insieme. Se qualcuno non grida un bel grazie centrato, poi se la vede brutta.).
Quando è il turno del gruppo degli uomini la regola è la stessa.

Dopo questo esercizio si è tutti veramente stanchi. Il gruppo degli uomini si ritira e sia i maschi che le femmine si vanno a preparare per l' ESERCIZIO DELLA RICONCILIAZIONE. Ci si sistema come si può in tutta fretta e, nel frattempo le donne preparano il tempio con fiori ecc. per accogliere il "gruppo dei guerrieri" che ritorna con intenzioni meno bellicose.
Gli uomini fanno sentire alle donne che si stanno avvicinando battendo colpi di tamburo. Si entra nel tempio e ci si trova di nuovo davanti al gruppo delle donne, tutte carine (quanto possibile dopo quella giornata).
Anche la disposizione dei gruppi sottolinea un cambiamento nell'atmosfera. Durante l'esercizio della fossa dei leoni il gruppo delle donne si posiziona entrando a sinistra e il gruppo degli uomini a destra, mentre adesso il gruppo delle donne è davanti alla parete opposta l'entrata del tempio e il gruppo degli uomini si accomoda davanti a questo, dando le spalle alla porta.
Al centro della scena, davanti al gruppo delle donne è solitamente posizionata una statuina di grande effetto: rappresenta una donna seduta che al posto della pancia ha un grande geodo di ametista e davanti a lei viene posto un piccolo cero che illumina con i guizzi della fiamma i cristalli di ametista creando un effetto suggestivo. Questa statuina rimarrà nel tempio nei giorni seguenti e farà fare dei bei "processi col femminile" sia alle donne che agli uomini (ma più alle donne).
A questo punto comincia un giro libero di condivisioni sul modello "botta e risposta" che però devono seguire una formula precisa. Chi ha qualcosa da condividere all'altro (in generale o in particolare come nell'esercizio precedente) deve dire: "Pinco pallino condivido con te che... (sono onorata/o di essere la tua compagna/o, le mie scuse per essere stata/o inadeguata o non essere stata capace di accoglierti o quant'altro) e sempre il grazie deve seguire o dalla bocca dell'interessato (se presente) o dalla bocca di tutto il gruppo (se assente). In questo caso non si fa prima un gruppo e poi l'altro, se non ricordo male, ma è misto.
Dopo tutte queste belle professioni di amore e riconciliazione, donne e uomini ormai riconciliati, si mettono a cantare una canzoncina, guardandosi profondamente negli occhi. La canzoncina dice: "Tu, tu chi sei? Tu che sei davanti a me, tu chi sei? Io sono te, sono te in un'altra forma, sono te." E si continua per un po' a cantarsela guardandosi con occhi pieni di lacrime d'amore....
Poi il maestro dice qualche buona parola sull'amore ecc. e tutti sono liberi di andare a passare il resto della notte come credono meglio. Si sono fatte circa le 3 di notte e ricordiamoci che, comunque, la mattina dopo la sveglia è alle 7.


La descrizione di cosa succede nel gruppo delle donne ve la farò avere non appena la mia amica me la manderà. Prego comunque chiunque voglia intervenire con il suo racconto di farlo senz'altro perchè le persone che hanno fatto questo tipo di seminario sono tantissime ed è un peccato sentire solo il mio modesto racconto che, per quanto cerchi di particolareggiare, dimentica sempre qualcosa. Mi riferisco, per esempio, alle musiche che accompagnano vari momenti dell'intensivo e che io non ho descritto e magari anche tante altre cose che ho mancato di descrivere ma che possono avere una loro importanza nel contesto....

- continua -

Tiresia

giovedì 15 aprile 2010

(7) Di cosa succede all’ Intensivo, altrimenti chiamato seminario residenziale “The Spirit of the Earth”

Terzo giorno di intensivo

Dopo il ki-training, che rimane uguale a come l'ho descritto per tutti i giorni (tranne l'esercizio sulla fiducia che se non ricordo male non veniva ripetuto) si fa colazione e ci si riunisce al tempio su indicazione del maestro.

Esercizio del no-limits

Si rimane fuori dal tempio ma, invece di fare il cerchio davanti, ci si sposta lateralmente su un prato piuttosto grande che, guardando il tempio di faccia, si trova sulla sinistra. Su quello stesso prato si fa anche l'esercizio dei guerrieri.
Dopo che i partecipanti si sono disposti in cerchio e si danno la mano, il maestro comincia a spiegare come, per tanti, la relazione col proprio corpo e con quello degli altri sia fonte di tensioni e problemi di vario genere. Per esempio, dice, i vari problemi di pelle che si possono avere (tipo psoriasi o dermatiti varie, soprattutto se ricorrenti) hanno origine da problemi di relazione con gli altri e coi loro corpi. Queste malattie della pelle esprimo il messaggio "mi rendo repellente per respingerti" oppure, se sono localizzati in zone particolari, possono esprimere problematiche molto precise legate all'abuso. Per esemplificare quest'ultimo aspetto, il maestro parla di 2 zone sul collo di sua moglie in cui compaiono 2 chiazze di psoriasi e che corrispondono, sicuramente, secondo lui, ai punti in cui la mano del pedofilo le spingeva la testa verso il basso per farsi fare il "servizietto" quando lei era bambina.
Dice poi che l'esercizio seguente aiuterà i partecipanti a capire se hanno problemi con il proprio corpo e con quello degli altri. Ricordiamoci in che stato sono i partecipanti: da 2 giorni dormono pochissimo, mangiano ad orari assurdi per il proprio metabolismo e hanno passato buona parte della giornata precedente sotto shock emotivo a causa del lavoro sulle sedie.
Il maestro dice di chiudere gli occhi e che quello spazio è il mondo e le persone che si incontrano sono le persone che ci sono nel mondo, nella nostra vita presente o passata ecc.
Mi sembra che la descrizione da me fatta in precedenza di questo esercizio sia abbastanza esauriente, quindi non mi dilungo oltre.
Mi liminto ad aggiungere che per molti anche questo esercizio è un vero e proprio shock emotivo.

Una vota finito l'esercizio si va a mangiare, sempre circa verso le 15. Il maestro dice di non andare in giro dopo il pranzo "per non disperdere l'energia" e i partecipanti ritornano nello spazio davanti al tempio (ricordiamo che lo spazio che circonda il tempio è recintato e che il prato di cui ho parlato prima è dentro al recinto. Durante gli esercizi la porta del recinto viene chiusa co un lucchetto. Le chiavi se le tiene il maestro). Il maestro dice di evitare di parlare con gli altri per evitare di "disperdere l'energia". Ripeto che non viene proibito di parlare, ma viene consigliato di non farlo e nel gruppo si è molto ligi ai consigli del maestro quindi, anche se uno avesse voglia di farlo, troverebbe un muro di silenzio e tacita disapprovazione da parte degli altri membri del gruppo. Anche e soprattutto gli assistenti del maestro, a questo punto, diventano sibillini e assumono un atteggiamento di distacco anche villano, certe volte, nei confronti dei partecipanti. Si riesce a malapena a strappare loro un "ti devi guardare questa cosa" o "parlane con Vito" o "meglio che tu ci stia dentro".
La corte si stacca dal popolino e tira su un muro impenetrabile di silenzio, il silenzio di chi sa.
Il maestro, dopo aver fatto attendere (e cucinare per bene nella loro tensione) per circa 1 ora 1 ora e mezza i partecipanti, fa la sua comparsa bello fresco e riposato e decreta l'inizio dell'esercizio successivo.
Questo esercizio è l' esercizio delle sedie "sulle relazioni".

I partecipanti sono ammessi al tempio (che era chiuso anch'esso a chiave) e trovano le seggiole una davanti all'altra, come durante gli esercizi su paura e rabbia del giorno prima.
I partecipanti prendono posto e quando tutti sono sistemati al posto giusto (ricordiamo che il maestro fa sempre qualche piccolo spostamento di questo o di quello) si può cominciare.
I partecipanti vengono invitati a chiudere gli occhi e il maestro comincia una delle solite visualizzazioni guidate: "Torno alla mia vita di tutti i giorni.... vedo le persone che incontro... pongo l'attenzione a come mi sento davanti a te... torno al tempo in cui ero bambino e ripenso a quello che ho imparato da te (madre, padre) a come vedevo che ti comportavi con gli altri, a come mi hai insegnato, con il tuo esempio, a comportarmi con gli altri...." Dopo che i partecipanti si sono ben immedesimati, il maestro gli fa aprire gli occhi e dice di scrivere sul quaderno questa domanda:

MIA MADRE MI HA INSEGNATO CHE UNA DONNA E'

e al suono del gong, ricomincia tutto come il giorno precedente, solo che in questo caso l'attenzione è rivolta al cattivo insegnamento del modo di relazionarsi con gli altri fornito dai genitori nell'infanzia. Sempre frastuono, sempre urla e pianti, ma si può notare come, più che il giorno prima, gli insulti e le grida abbiano più che un carattere di sfogo generale dell'emozione, una direzione ben precisa cui rivolgersi: la madre e il padre che, con i loro insani e perversi comportamenti hanno causato così tanto dolore nei partecipanti e nella loro vita.
Durante questi esercizi, molto più che durante quelli del giorno precedente, viene favorita la proiezione di uno dei genitori sul partner che si ha davanti e molti vengono sommersi da sputi e insulti sentendosi chiamare madre o padre.

Anche durante questi esercizi i quaderni vengono scambiati e quindi ogni domanda viene ripetuta 2 volte, prima da uno e poi dall'altro dei partecipanti che si trovano accoppiati.
Non ritorno ai particolari delle scene terrificanti cui si assiste anche durante questi esercizi perchè non è facile neanche per me ritornare ad immergermi in questi ricordi.
Aggiungo solo che molti vomitano e ho visto gente che veniva portata di peso fuori dal tempio in preda a convulsioni. Il maestro, inoltre, gira fra le sedie comprimendo la bocca dello stomaco a questo o a quello provocando ulteriori urla strazianti da parte dell'interessato.

Ricordo che, qualche tempo dopo, qualcuno chiese al maestro se non aveva paura che qualcuno potesse lasciarci le penne, ma lui rispose tranquillamente che quello era un lavoro giudato dallo spirito e che lo spirito non avrebbe permesso una cosa del genere, a meno che il maestro che conduceva gli esercizi non si fidasse fino in fondo di lui (spirito). In quel caso.... e non aveva finito la frase.

Le altre domande con cui si continuava l'esercizio, seguite da breve visualizzazione, erano in quest'ordine:

MIO PADRE MI HA INSEGNATO CHE UNA DONNA E'
PER ME UNA DONNA E'
MIO PADRE MI HA INSEGNATO CHE UN UOMO E'
MIA MADRE MI HA INSEGNATO CHE UN UOMO E'
PER ME UN UOMO E'
COME DONNA (se il partecipante è femmina) HO CREATO NELLE MIE RELAZIONI CON GLI UOMINI
COME UOMO (se il partecipante è maschio) HO CREATO NELLE MIE RELAZIONI CON LE DONNE

Da tenere presente che non ci sono intervalli fra le varie domande e si continua con lo stesso ritmo per ore ed ore (circa 15/20 min per turno a domanda).
Facendo un rapido calcolo, se le domande sono 8 e siamo buoni perchè calcoliamo una media di 15 minuti per turno, abbiamo 4 ore filate di inferno senza interruzioni. Potete immaginare come si è ridotti, alla fine? E non sono mica tutti giovani, c'è anche gente di una certa età.

Siamo arrivati circa alle 21.30/22.30. Prima di andare a mangiare, i partecipanti si mettono in cerchio, sempre per mano, e il maestro dice che "tutti hanno potuto vedere da che spazio di separazione veniamo, una separazione che ha origini antiche, viene trasmessa dai genitori e a loro dai nonni, bisnonni trisnonni fino ad arrivare ad Adamo ed Eva. Con questo lavoro possiamo sanare la frattura, ricomporre la separazione, rinascere a nuova vita e nuove relazioni.... ma prima bisogna andare profondamente in questa separazione, entrarci proprio fisicamente, quindi, da lì in avanti, uomini e donne rimarranno separati. Si mangerà in tavoli separati, non si dovrà nè parlare nè guardare quelli dell'altro sesso (qui l'ordine di non parlare ai partecipanti di sesso diverso è dato molto chiaramente) e gli eventuali coniugi che alloggiano insieme vengono separati e viene assegnata loro una sistemazione diversa.
Questa divisione di maschi e femmine durerà fino al momento della "riconciliazione" che avrà luogo il giorno dopo, a notte fonda.
Si va a mangiare e verso mezzanotte si riesce a raggiungere il letto.

-continua-

Tiresia

(6) Di cosa succede all’ Intensivo, altrimenti chiamato seminario residenziale “The Spirit of the Earth”

- continua -
Secondo giorno di intensivo

Dopo cena ci si ritrova quindi di nuovo al tempio. Sono circa le ore 23.30-24. Il maestro chiede "come state" ma è un pro-forma perchè non c'è un giro di condivisione. Il maestro approfitta della condizione di spossamento fisico e psichico delle persone per "fare entrare" la spiegazione di quello che i partecipanti hanno vissuto.
Spiega, in sostanza, i danni di tenere dentro in forma repressa un'emozione così forte come può esserlo la rabbia (o la paura) e i danni che ne conseguono a livello fisico: la rabbia rimossa crea problemi al fegato, agli occhi, alla parte destra del corpo ecc.; e parla dei danni nella propria vita di tutti i giorni. Mi sembra di aver già toccato questo argomento in precedenza, quindi non mi dilungo più di tanto. Passa poi a sottolineare come le persone comincino a reprimere rabbia e paura a partire dall'infanzia e le reprimano perchè i genitori, soprattutto la madre, mettono in atto tecniche di manipolazione tipo senso di colpa (se non fai così muoio ecc.) che inibiscono nel bambino l' espressione di quello che provano.
Sottolinea che è meglio che la rabbia o qualsivoglia altra emozione o istanza psichica rimossa vengano fuori perchè in questo modo emergono alla coscienza e possono venire lasciate andare.
La rabbia repressa può diventare anche autolesionismo o ricerca di qualcuno da punire.
Sugli appunti presi durante uno di questi seminari residenziali, ho scoperto un appunto che avevo preso e che dice: - "Il farmaco è una forma di censura che i medici o gli psichiatri prescrivono ai pazienti perchè la malattia o il problema psichiatrico mettono il terapeuta di fronte alla "sua" verità (e, per non andarsela a guardare, si preferisce dare il farmaco piuttosto che permettere al paziente di esprimere l'emozione rimossa che potrebbe risuonare con la propria)" ciò che ho messo fra parentesi è come continuava la spiegazione, cosa che non ho scritto ma che mi sono ricordato. Vorrei sottolineare che è vero che non ho mai sentito il maestro consigliare direttamente a qualcuno di non prendere i medicinali, ma è anche vero che informazioni come queste venivano inserite nelle sue filippiche lasciando ai partecipanti la "libertà" di prendere le "opportune decisioni" in merito alla loro cura. Ecco allora come mai ex-maestro dice di avere visto gente con problemi psichiatrici o con sieropositività buttare nel sacro fuoco i farmaci. Sicuramente il maetro non ha detto loro di farlo direttamente, è molto furbo in questo senso, ma gli "inviti trasversali" a farlo, se uno voleva "capire" cosa stava esprimendo la malattia, non mancavano.
Questa spiegazione andava avanti per molto tempo, con esempi di comportamenti relativi alla vita dei partecipanti, individuazione dei loro "processi" ecc. atti a dimostrare la validità delle teorie presentate. Il tutto veniva propinato dal maestro con un tono di voce modulato e basso, con picchi improvvisi della voce quando arrivava ad esprimere "concetti chiave" e tale da indurre nella già provata audience uno stato di sonnolenza cui era una vera tortura resistere. Molti facevano fatica a rimanere svegli, ma stoicamente tenevano gli occhi aperti.
Di solito si finiva verso le 2 di notte. I partecipanti andavano a dormire e puntualmente, alle 7, venivano buttati giù dal letto per prepararsi al ki-training.

-continua-
Tiresia

(5) Di cosa succede all’ Intensivo, altrimenti chiamato seminario residenziale “The Spirit of the Earth”

Secondo giorno di intensivo
Nel post precedente ho dimenticato di dire che il ki-training viene fatto tutti i giorni tranne il primo (giorno di arrivo) e l'ultimo (partenza).

Dopo il ki-trainig si fa colazione e rimane circa un'oretta e mezza di tempo libero. Quando il maestro chiama, i partecipanti si recano al tempio. Se la memoria non mi inganna, non mi sembra che ci sia un giro di condivisioni generale, ma il maestro passa subito a spiegare come la paura e la rabbia hanno condizionato la vita dei partecipanti e come la radice di queste due emozioni basilari sia da ricercarsi nell'infanzia e nel rapporto con i genitori.
I partecipanti sono disposti in cerchio nel piazzale antistante, tutti per mano. Il maestro fa un giro all'interno del cerchio e stabilisce chi sarà il conduttore dei piccoli gruppi che si dovranno formare di lì a poco. Fa posizionare i conduttori al centro del cerchio, a una certa distanza uno dall'altro, quindi invita i partecipanti a mettersi dietro al conduttore che preferiscono. Di solito il conduttore è un suo aiutante, ma è capitato che qualche gruppo venisse condotto anche da aspiranti maestri che ovviamente godevano della fiducia del leader.
Quando i partecipanti hanno formato i gruppetti, il maestro ne aggiusta il numero spostando qualcuno dai gruppi più numerosi in modo che il numero di partecipanti sia più o meno lo stesso per ogni gruppo. Una volta che tutti sono sistemati in uno dei gruppi, il maestro dice di andare nel campo di ulivi dietro al tempio e, in assoluto silenzio e centratura nel ki, cercare un albero che, per qualche motivo, il partecipante sente che rappresenta se stesso. Quello sarà il "proprio albero" e, per il tempo dell'intensivo, sarà il luogo dove si potrà andare se si vuole stare da soli con se stessi. Una volta individuato l'albero che lo rappresenta, il partecipante dovrà "prendersi un tempo" per stare con lui e guardarlo e capire perchè ha scelto proprio quell'albero.
Il campo di ulivi dove ci si reca è lo stesso dove arde, dall'inizio dell'intensivo, il "sacro fuoco" che viene sorvegliato e alimentato da alcuni volontari scelti durante la riunione della prima sera (quando si scelgono le persone addette alla sveglia e ai reclami. Insieme ai volontari addetti al "sacro fuoco" (un grande onore!) vengono scelti anche coloro che dovranno occuparsi di tenere pulito il tempio e lo spazio intorno al tempio, nonchè i servizi vicini allo stesso, durante i giorni dell'intensivo (altro grande onore!).
Al suono del gong, i partecipanti dovranno tornare al tempio e raggiungere il proprio gruppo.
Non appena i gruppi si sono riuniti, il conducente fa accomodare il suo gruppo in un posto sul prato che circonda il tempio, ad una certa distanza dagli altri gruppi, e si comincia un giro di condivisioni in cui ogni partecipante dovrà dire com'è l'albero che lo rappresenta e il motivo per cui lo ha scelto. Anche in questo caso, ci sono persone che si abbandonano a pianti e urla varie riconoscendo nell'albero questo o quel "blocco", questa o quella "contorsione" dei rami e via che si vola con le associazioni, il più delle volte spiacevoli e dolorose, riguardo agli aspetti della propria vita rispecchiati dall'albero. Vale la pena tenere presente che nessuna condivisione è stata ancora fatta dopo la forte esperienza vissuta durante il ki-training, e che molte persone sono già belle scosse dai contenuti emotivi emersi, o in loro, o negli altri.
Credo sia inutile ricordare che nessuno di quelli che conduce i vari gruppetti è psicoterapeuta ma, nonostante questo fatto accertato, non lesina indicazioni o pressioni affinchè chi sta condividendo riesca ad "entrare nel suo processo" e "vedersi qualcosa". Nel frattempo, il leader svolazza di gruppo in gruppo osservando i vari "movimenti" e probabilmente anche l'operato dei suoi aiutanti. Non interviene se non in caso di forti processi emotivi che, però, in questa fase non sono così forti come durante gli esercizi delle sedie che seguiranno.
Una volta che i partecipanti hanno fatto le loro condivisioni, il maestro riunisce tutti in cerchio davanti al tempio e introduce il tema della paura: di come ci abbia sempre bloccato, di come ci impedisce di gustare la nostra vita ecc ecc. e invita le persone ad andare in giro intorno al tempio o nell'uliveto (ma non troppo lontano) e cercare un oggetto che rappresenti la loro paura. Al solito suono del gong, solite condivisioni nei gruppetti sull'oggetto che si è scelto (o che ci ha trovati, come dice il maestro) e poi si va a cercare l'oggetto che rappresenta la nostra rabbia, non prima di aver sentito ciò che il maestro dice sulla rabbia e sugli effetti devastanti che quest'emozione, repressa o rimossa, ha nelle nostre vite.

Quando i gruppi finiscono i giri di condivisione sugli oggetti che rappresentano la rabbia, si forma un'altra volta il cerchio fuori dal tempio: in piedi e per mano. Dopo gli esercizi sopra descritti, i partecipanti sono tutti piuttosto stanchi perchè sono passate circa 4 o 5 ore da quando si è cominciato e non ci sono state soste. La tensione emotiva è costante. Soprattutto nel mese di luglio, il caldo è opprimente e tutti i gruppi si tengono all'aperto. D'inverno si tengono lo stesso all'aperto con un freddo boia. I partecipanti non hanno mangiato niente dalla colazione. Si può solo bere. Sono circa le 5 del pomeriggio.
A questo punto si va a mangiare. Il maestro dice di non parlare con gli altri partecipanti per non "scaricare" la tensione. Non è che ci sia l'obbligo al silenzio, ma si viene invitati a rimanere concentrati su quello che si è "mosso" dentro senza cercare di sfogarlo. Parole chiave del maestro: "Rimanete con questa cosa".
Dopo il pranzo si rimane una mezz'ora a gironzolare nell'agriturismo e poi si ricomincia.

Comincia la serie di "ESERCIZI DELLE SEDIE"

I partecipanti sono invitati a recarsi nuovamente al tempio. Solito cerchio esterno, il maestro chiede "come state" ma non c'è un giro di condivisione. Il maestro spiega brevemente che ora tutti potranno sperimentare DAVVERO che cosa sono la paura e le rabbia.

La porta del tempio viene aperta e i partecipanti scoprono che le sedie non sono più in cerchio ma sono disposte una di fronte all'altra, in piccoli gruppi da 2, molto vicini gli uni agli altri. Nel tempio c'è un odore molto forte di erbe bruciate sul braciere, quasi soffocante. Man mano che entrano, i partecipanti prendono posto sulle sedie e, in un silenzio carico di tensione, aspettano che tutti si siano seduti. Il maestro sposta questo o quello secondo una sua logica volta a favorire la proiezione della madre o del padre sull'altro. Se sono presenti figli e genitori, questi vengono messi uno davanti all'altro, anche se si sono seduti in posti diversi (i figli sempre davanti ad uno dei genitori, se presente). I partecipanti vengono invitati a mettere sotto le sedie gli oggetti che hanno trovato e che rappresentano la loro paura e la loro rabbia. Tutti devono avere in mano il quaderno e la penna che sono stati loro consegnati al momento della registrazione.
Gli assistenti, nel frattempo, hanno preso in mano ognuno uno strumento tipo tamburo, tamburello, maracas, triangoli, bastoncini e tutto quanto possa fare un casino pazzesco. Un aiutante, di solito uno dei preferiti dal maestro, viene incaricato di suonare un grosso tamburo, di quelli che non si possono sollevare e che è appoggiato in un angolo.
In chi fa questo lavoro per la prima volta, la tensione è altissima.
Quando tutti sono seduti e il maestro ha fatto gli spostamenti del caso, comincia a spiegare brevemente che l'esercizio si fa a turno e consiste nel ripetere all'altro la frase che lui indicherà. La frase va ripetuta "in modo che l'altro la senta bene" e a ciclo continuo, cioè senza pause fra la fine e l'inizio. Prima di cominciare, i partecipanti scriveranno la frase sul loro quaderno e lo consegneranno al partner che hanno davanti. Il partner dovrà scrivere le risposte dell'altro sotto la frase, ma senza guardare il quaderno perchè per tutto l'esercizio ci si deve fissare dritti negli occhi. Al suono del gong ci si scambieranno i quaderni e i ruoli.
Il maestro dice che non è permesso picchiare chi si ha davanti e che si devono tenere le mani ben attaccate al sedile della sedia.
Se qualcuno prova solo a fare l'atto di andarsene, viene ripreso e rimesso a sedere con fermezza e convinto a rimanere. Ah, nessuno è costretto a rimanere, davvero, ma non ho visto neanche nessuno che, dopo aver fatto l'atto di andarsene, sia poi riuscito a farlo davvero.

(Lettore, puoi immaginare come ci si può sentire in quella situazione? Amico psicologo, è lecito sottoporre le persone a questo tipo di violenze psicologiche senza prima, come minimo, avvertirle? Avvocato, cosa può denunciare e a chi la persona che si trova in una situazione come questa? Caro Ministro di Grazia e Giustizia, non le sembra che sia ora di rivedere la legge sul reato di plagio? E sulle violenze psicologiche all'interno di questi gruppi di "consapevolezza"?).

A questo punto, il maestro dice qual'è la domanda che i partecipanti devono scrivere sul quaderno: "MIO PADRE MI HA INSEGNATO CHE LA PAURA E' "
i partecipanti la scrivono sul quaderno e il maestro li invita a chiudere gli occhi, dicendo che dovranno riaprirli al suono del gong e cominciare subito l'esercizio. Quando hanno gli occhi chiusi, dice di visualizzarsi da bambini: "Tornate al tempo in cui eravate bambini e avevate paura... Mio padre mi ha insegnato che la paura è..."
Non si fa quasi in tempo a sentire la fine della frase che arriva il suono del gong seguito dal rumore più assordante che uno abbia mai sentito nella sua vita. Tutti gli assistenti cominciano a percuotere come forsennati gli strumenti che hanno in mano, i partecipanti cominciano ad urlare a quello davanti la domanda con tutto il fiato che hanno in gola (ricordiamoci che il maestro ha detto di "dirla in modo da farsi sentire chiaramente" da chi si ha davanti.
La scena in cui ci si ritrova non è possibile riuscire a descriverla in tutta la sua carica terrifica. Io stesso mi sono dovuto fermare un attimo perchè ho il cuore che batte forte e sono dovuto andare a farmi un giro per la casa prima di tornare a scrivere. Una bolgia dell'inferno dantesco non potrebbe essere altrettanto orrenda.
Le persone cominciano ad urlare, a contorcersi sulle sedie, ad avere delle vere e proprie esplosioni di terrore. Quando gli assistenti vedono che qualcuno è particolarmente agitato, gli si fanno intorno e suonano, se possibile, ancora più forte gli strumenti intorno a quel poveretto, chi grida la domanda cerca di scarabocchiare sul foglio le risposte di quello davanti ma riesce a fare solo segni incoerenti sul foglio, tutti cominciano a sudare e diventare rossi in viso, tutti gridano, chi urla la domanda, chi risponde con parolacce, chi grida "basta basta", chi "vattene vattene", chi no non, chi "Ah Dio, Dio".... in un frastuono che diventa totale. Dopo poco quasi tutti sono in iperventilazione a forza di urlare senza sosta ma l'esercizio continua, continua, continua. Se qualcuno si alza dalla sedia, lo rimettono la suo posto. Nessuno poteva uscire da lì. Eravamo tutti inchiodati alle sedie, proiettati in una scena che sembrava diventata un'allucinazione.
Ricordo che la mia mente, a quel punto, entrava in una sorta di regno ovattato e cominciavo a vedermi urlare come se fossi fuori dal mio corpo. Il frastuono era tale che le orecchie cominciavano a fischiare e avevo l'impressione di vedere la scena dall'alto.
Il cuore batteva all'impazzata e sentivo una pulsazione fortissima allo stomaco.
Dopo un tempo che mi era sembrato eterno, finalmente il suono del gong creava, di nuovo il silenzio. Silenzio si fa per dire perchè, anche se il frastuono degli strumenti e delle urla era cessato, rimanevano i singhiozzi disperati di quasi tutti i partecipanti. Il caldo, in quell'angusto spazio pieno di anime stravolte era soffocante.
Il maestro diceva di scambiarsi i quaderni e subito dopo il suono del gong decretava l'inizio di un nuovo incubo. Alcune persone fissavano chi urlava loro la domanda come se fossero inebetite, alcune cominciavano di nuovo ad urlare come se le stessero squartando, altre si buttavano a terra o contro le mura del tempio (e venivano recuperate e rimesse a sedere) e di nuovo ricominciava l'inferno e la sensazione di non essere io quello che stava là dentro, di nuovo la mente si staccava dal corpo e il corpo sembrava agisse e urlasse da solo, senza che io potessi esercitare alcun controllo su di lui....
Finalmente, il suono del gong tornava e con esso finiva il frastuono. Ma l'incubo era solo cominciato.
Calcolate che fra un suono di gong e un'altro passano circa 10-15 minuti. Per ogni domanda, circa 20-30 minuti.

Quando le persone si erano un po' calmate, il maestro diceva di scrivere la domanda successiva: MIA MADRE MI HA INSEGNATO CHE LA PAURA E'. Bisognava chiudere di nuovo gli occhi e seguire la voce del maestro che diceva: "Ritorno ai tempi in cui ero bambino e avevo paura... Mia madre mi ha insegnato che la paura è..."
Un colpo di gong, e tutto ricominciava, senza sosta.

La terza domanda, sempre seguita da una visualizzazione a tema prima del suono del gong: PER ME LA PAURA E'...

Quarta domanda: QUANDO HO PAURA IO...

Dopo circa 2 ore ininterrotte di questo trattamento, si aveva diritto a circa una ventina di minuti di intervallo per bere o andare ai servizi. Tutti dovevano uscire dal tempio e gli assistenti rimettevano a posto le sedie. Non vi dico in che stato ero io e come stavano gli altri. E io, per fortuna, sono una persona piuttosto equilibrata. Ma, nonostante la mia forza d'animo, posso assicurare che ero molto, molto scosso da quell'esperienza.

Alla fine dell'intervallo, si ritornava dentro al tempio. Il maestro diceva qualche altra cosa sulla paura e sul fatto che così eravamo andati a toccare quello che avevamo rimosso ma che era ancora dentro, evidentemente, se avevamo vissuto quello che avevamo vissuto e che era meglio che fosse fuori, riconoscibile, che non dentro a fare danni senza che lo sapessimo.

"Ora andremo profondamente a toccare la nostra rabbia...." Le sento risuonare ancora nella testa, quelle parole.

Il maestro ci fece riaccomodare sulle sedie. Il partner poteva essere diverso dal precedente. Dopo gli spostamenti di questo e quello, il maestro diceva di scrivere la prossima domanda: PER ME LA RABBIA E'. Il suono del gong arrivava improvviso, questa volta. Non ricordo la visulizzazione. Se pensavo di avere visto tutto, durante l'esercizio precedente, avrei dovuto ricredermi di lì a pochi secondi. Quello che si scatenò con quella domanda non è possibile riprodurlo a parole. La gente urlava, urlava, urlava. Chi si gettava contro l'altro e veniva ripreso e rimesso a sedere a forza e a forza tenuto fermo mentre si divincolava urlando come un ossesso, chi si copriva la testa con le mani rannicchiandosi su se stessa nel terrore più assoluto davanti al partner che urlava "Ti ammazzo, ti in..., puttana, bastardo ecc ecc", Chi si alzava e cercava di fracassare le sedia su chi aveva vicino e veniva preso e trattenuto a forza dagli aiutanti che lo tenevano fermo a terra mentre altri aiutanti si avvicinavano facendo ancora più rumore possibile con gli strumenti per "fargli fare per bene il suo processo". Alcuni, si sbattevano i quaderni in grembo, altri fissavano il vuoto come se fossero improvvisamente inebetiti.....

Lo so che è difficile credere che possano esistere cose come queste e che uno ci si vada a ficcare volontariamente e pagando pure delle cifre piuttosto alte, ma chi ci va per la prima volta non sa, non può neanche lontanamente immaginare a cosa va incontro e, comunque, la maggior parte delle persone esce da lì indottrinata a dovere, pensando di avere avuto "L'onore" di fare chissà quale fondamentale esperienza di consapevolezza mentre invece è stata vittima di pure e semplici violenze psicologiche che hanno come unico scopo quello di manipolare la sua mente a fini meramente economici. Ciò che spinge questi individui ad applicare queste... non saprei come chiamarle... tecniche psicologiche, non è altro che la quantità di soldi che il plagiato gli porta e continuerà a portargli in seguito. Più uno è indottrinato, più tutti i soldi di cui può disporre finiscono nelle tasche del leader che, secondo la vittima "gli ha mostrato la via (o il sentiero sacro)".


La bolgia infernale continuava ancora per ore con le seguenti domande, fatte in quest'ordine:
MIO PADRE MI HA INSEGNATO CHE LA RABBIA E'
MIA MADRE MI HA INSEGNATO CHE LA RABBIA E'
QUANDO SONO ARRABBIATO IO...


Fra una cosa e l'altra, siamo arrivati circa alle 22.30. Si va a mangiare senza quasi il tempo di lavarsi la faccia, poi si torna al tempio per la seduta di indottrinamento.
Il maestro invita a meditare su quale sia il sentimento profondo che emerge quando ci si permette di mostrare la rabbia.

-continua-

Tiresia

(4) Di cosa succede all’ Intensivo, altrimenti chiamato seminario residenziale “The Spirit of the Earth”

Secondo giorno di intensivo
Dopo un breve sonno, i partecipanti vengono buttati giù dal letto alle 7. Senza fare colazione, ci si deve trovare nello spazio davanti al tempio per fare ki-training.
Il ki-training dura circa 2 ore e si tratta di una serie di esercizi, prettamente fisici, che dovrebbero aiutare ad acquisire il "potere personale".
Fare il ki-training era assolutamente obbligatorio e chi arrivava in ritardo o non si presentava, veniva ripreso in modo diretto o indiretto dal maestro che sottolineava la sua "mancanza di impegno" o simili facendogli fare una figuraccia davanti al gruppo.
Aolcuni esercizi erano anche piacevoli, ma ce n'erano altri che si rivelavano molto dolorosi, soprattutto per le persone più anziane, come racconterò qui di seguito. Anche chi si rifiutava di fare un esercizio o proseguirlo perchè avvertiva dolore veniva ripreso dal maestro che interpretava quel rifiuto come l'espressione di un "processo" che poteva variare dal "non essere capace di andare a fondo nelle cose" all' "atteggiamento rinunciatario e da perdente di fronte alle difficolltà della vita" a quant'altro gli venisse in mente di relativo (o completamente inventato) alla vita di una persona, e a cose che il maestro sapeva perchè la persona stessa aveva condiviso in precedenza ai seminari o raccontato a lui in forma privata. Ovviamente, tutto ciò che il maestro diceva alle persone veniva detto pubblicamente con un tono di voce che potesse essere ben udito anche dagli altri partecipanti.
I partecipanti si accomodavano per terra su un asciugamano o una copera che dovevano portarsi dietro.

I primi esercizi consistevano in massaggi vari ai piedi, esercizi per sciogliere i muscoli delle gambe e delle braccia, esercizi molto dolorosi in cui le persone dovevano fare ruotare il collo singendo la testa in avanti, in dietro e lateralmente, in cui dovevano spingere la testa all'indietro fino al limite del dolore e oltre (esercizio molto gradito a tutti quelli che soffrivano di cervicale!) e che servivano, veniva detto dal maestro, ad esplorare i propri limiti nella sopportazione del dolore.

Si passava quindi ad una serie di esercizi di equilibrio, tipo la "camminata zen" dove bisognava camminare muovendosi pianissimo e, al suono del gong, bisognava immobilizzarsi nella posizione in cui si era, non importa se con un piede sollevato nell'atto di fare un passo, e il maestro passava di persona in persona esercitando con la mano una pressione sullo sterno per "provare" il livello di centratura nel ki. Chi perdeva l'equilibrio era, ovviamente, non-centrato. Chi rimaneva in equilibrio gongolava per la sua capacità di "rimanere nel ki", il che equivaleva a dire "rimanere nel proprio potere personale".
Mi sembra che prima di cominciare questi esercizi, chiamati "esercizi di centratura", il maestro spiegasse le 4 leggi del ki:
per mantenersi nel proprio ki, che equivale al centro di massa del corpo, situato circa 2 dita sotto l'ombelico, bisogna fare le seguenti cose, o una sola di queste o tutte insieme:
1) portare il peso in basso - sentire le gambe e i piedi pesantissimi, come fossero piombo
2) usare solo i muscoli necessari ad una certa azione, cioè non avere tensioni muscolari che non servono
3) mandare l'energia in una direzione, un punto preciso e mantenerlo costante
4) portare l'attenzione nel proprio ki e mantenerla in quel punto.
Il maestro diceva: "La buona notizia è che se voi riuscite a realizzare uno solo di questi stati, avete automaticamente anche gli altri,; la cattiva è che se voi perdete uno di questi stati, automaticamente perdete anche gli altri.
Dopo questa spiegazione si facevano vari esercizi per provare l'essere nel ki applicando una di queste tecniche, ma non mi dilungherei più di tanto in questo senso. Se però c'è qualcuno interessato a descriverli o a saperne qualcosa di più sarò lieto di approfondire.

Fra gli esercizi di centratura c'era quello che consisteva nel mettersi tutti in fila davanti al muro del tempio e fissare un punto davanti a sè. Una volta che l'attenzione era concentrata su quel punto e che si "sentiva" il flusso dell'energia personale fluire dal proprio ki verso quel punto e indietro dal punto al proprio ki, si doveva cominciare ad indietreggiare lentamente fino alla distanza limite in cui si riusciva a percepire il flusso dell'energia, ossia, prima che lo si sentisse interrompere. Più lontano si riusciva ad andare, più forte era l'energia a disposizione. (...E che bravi, quelli che arrivavano più lontani. Ammirevoli davvero. Un traguardo importante per la vita. Scusate i commenti, a volte non riesco a trattenermi. Sarà che non sono nel mio ki...).
La versione dolorosa di questo esercizio, che più che un esercizio mi sembra una forma di sadismo gratuito del maestro e che anch'io, come tanti, ho acconsentito a subire per "il bene della mia evoluzione" consisteva nel mettersi in ginocchio in posizione di "seizàn" (scusate la mia ignoranza ma non so come si scrive), praticamente in ginocchio con le ginocchia vicine e la schiena ben dritta. Assicuro che già dopo pochi secondi cominciavano a dolere le caviglie, le ginocchia, le gambe. Poco dopo cominciavano a fare male la schiena, le spalle ed il collo.
Mantenendo questa tremenda posizione, si doveva fissare un punto nel muro fino al limite del dolore e, diceva il maestro, si doveva superare quel limite e rimanere così ancora per un tempo indefinito. Ai primi segni di cedimento, il maestro raccontava che, durante il suo soggiorno presso un monastero zen, lui doveva fare quell'esercizio per non so quante ore e doveva mantenere l'immobilità assoluta perchè c'era un monaco che girava con la bacchetta e bacchettava chi si muoveva appena.
Il maestro, invece, non bacchettava nessuno con la bacchetta. Piuttosto andava vicino a chi cominciava a dar segni di cedimento incitandolo a mantenere la posizione, sempre con la solita solfa del "guardarsi i propri limiti, i propri processi, il proprio inesistente potere personale" ecc. Ho visto persone arrivare a piangere e urlare perchè non erano riuscite a mantenere la posizione, e stiamo parlando di signore anche già abbastanza avanti con gli anni, che venivano schernite dal maestro con frasi tipo "fai la vittima anche nella vita", "guarda come usi il dolore" e amenità del genere.
Dopo un tempo che sembrava eterno, il maestro finalmente dichiarava finito l'esercizio e ci si rialzava tutti belli doloranti, ma fiduciosi di avere "esplorato il limite" sotto l'attenta guida del maestro. (Credo che l'amico MenteAposto non esiterebbe a commentare il limite di cosa).
Poi, una volta finiti questi esercizi di centratura, si passava a quelli di respirazione forzata (credo che si chiami così, mi si corregga però se il termine è un altro) mutuati dal Rebirthing. I partecipanti si dovevano sdraiare sui loro asciugamani o coperte, ricordiamolo, appoggiati sul duro asfalto del piazzale antistante il tempio per la gioia delle schiene, e si cominciava un tipo di respirazione che non prevede intervalli fra l'espirazione e l'inspirazione. In breve si finisce in iperventilazione e dopo poco subentra una sgradevolissima reazione fisica che si chiama "tetania". La tetania è una dolorosa contrazione dei muscoli dovuta alla massiccia e improvvisa affluenza di ossigeno. Con la tetania si contraggono dolorosamente i muscoli intorno alla bocca, le dita si irrigidiscono e tendono ad unirsi, così irrigidite, verso l'interno della mano che si contrae piegandosi verso il braccio come se venisse spinta da una forza esterna, si contraggono i muscoli delle gambe e quelli del torace provocando dolori intensi nella zona dello sterno.
Man mano che l'esercizio va avanti, le persone cominciano a contorcersi e piangere e urlare e vomitare succhi gastrici, sempre però stoicamente continuando a respirare in modo forzato. La scena, se qualcuno avesse la ventura di vederla come osservatore esterno, sarebbe degna dei migliori scenari descritti nell' "Inferno" dal nostro sommo poeta.
I dolori vengono interpretati dal maestro come vecchie memori dell'abuso che il corpo non ha mai dimenticato e che affiorano attraverso la "purificazione" dovuta all'immissione massiccia di ossigeno.
Diversi partecipanti, che forse non sono molto al corrente degli effetti squisitamente fisici di questa respirazione forzata, credono veramente di avere mosso l'energia bloccata di eventi traumatici ricordati dal corpo e a questo esercizio spesso seguono memorie di abusi vari che si sarebbero subiti da bambini.
Dopo circa 3 quarti d'ora di respirazione, finalmente l'esercizio finisce lasciando i malcapitati partecipanti devastati sia nel fisico che nell'emozione. Non ci sono momenti di condivisione dell'esperienza vissuta. Il grupppo di condivisione ci sarà più tardi, dopo colazione, all'inizio dei "lavori".

Si passa quindi agli esercizi fatti con le catane di legno.
I partecipanti vengono invitati a sceglierisi un compagno con cui lavorare e (molti col volto ancora rigato di lacrime) vanno a prendere una catana da una delle 2 ceste poste vicino alla porta del tempio.
Il maestro spiega che la catana è il prolungamento della propria energia e quell'esercizio serve a mettere alla prova la propria capacità di "tagliare" con persone o situazioni "perverse".
Ci si mette uno di fronte all'altro. Si prende la misura della distanza tenendo la catana in posizione orizzontale, ben dritta davanti a sè, con la punta che sfiora quasi il naso dell'altro. Questo è un esercizio piuttosto terrificante per molte persone perchè il rischio di dare o prendere una catanata in faccia o in testa è veramente alto, e a volte succede.
Il maestro sottolinea che la buona riuscita dell'esercizio è legata alla capacità di "fidarsi" dell'altro e inserisce, all'interno di questo esercizio, un altro esercizio (a meno che non lo abbia già fatto fare prima di passare all'esercizio delle catane). Questo esercizio lo chiamerò "esercizio della fiducia" e lo descriverò alla fine di quello con le catane, per non creare troppa confusione.
Il maestro mostra rapidamente una serie di movimenti che si devono fare maneggiando la catana per fare in modo che essa arrivi a tutta velocità proprio davanti al naso di quello che si ha davanti, preceduta da un urlo che dovrebbe, insieme al movimento, fare "uscire l'energia" in direzione della punta del naso dell'altro. Chi deve "accogliere" la catanata, se ne deve stare immobile con gli occhi rigorosamente aperti (perchè l'esercizio si fa guardandosi dritti negli occhi).
Come durante la maggior parte degli esercizi che si fanno durante l'intensivo, anche qui si assiste a "processi" vari: di paura, per chi deve accogliere la catanata, sempre di paura, per chi deve darla e ha un residuo di buon senso ancora nella testa, ma tutti questi devono venire superati perchè corrispondono ai vari atteggiamenti che si hanno anche nella vita: "processo del non sapere accogliere l'energia dell'altro", "processo del non sapere donare la propria energia all'altro", "processo del non saper tagliare con persone o situazioni" ecc. ecc. Chiaramente, che processo sia e di chi, lo sa il maestro ed è lui che lo va dicendo a questo e quello.
Infine, tutti devono aver catanato e accolto la catanata dall'altro per almeno 3 volte.

Quello che ho chiamato "esercizio della fiducia" consiste nel mettersi uno davanti all'altro ad una certa distanza. Di solito, l'esercizio viene fatto fare a quelli che hanno una relazione di coppia, ma il maestro può anche scegliere qualcuno che rappresenti il padre o la madre dell'altro, secondo la sua superiore visione dei processi che si potrebbero "muovere" nelle persone.
Quando le 2 persone hanno preso posizione, il maestro ne fa voltare una in modo che dia le spalle all'altra. A quel punto dice a chi ha il partner alle spalle di allargare le braccia lateralmente, fino all'altezza delle spalle. Quando lo ha fatto, deve lasciarsi cadere all'indietro, ovviamente senza guardare, mantenendo le braccia allargate in modo che quello dietro lo prenda sotto le ascelle prima che tocchi terra.
Non so se vi potete immaginare cosa può provocare questo esercizio a livello emotivo, sia in chi lo fa che in chi lo guarda. Paura di battere la testa (cosa che succede, a volte), paura di non essere in grado di prendere l'altro (cosa che capita, e anche peggio, perchè ho visto far fare l'esercizio a persone molto impari da un punto di vista fisico: lui grande e grosso e lei minuta ed esile... il risultato era che lui cascava addosso a lei, che ovviamente non era in grado di sostenerlo e si facevano entrambi male). Ma se ci si rifiutava di fare l'esercizio, il maestro cominciava a dire peste e corna sul processo di chi non voleva farlo, mancanza di fiducia, inettitudine, fallimenti vari e alla fine tutti capitolavano davanti a questi "svergognamenti" pubblici. Ah, chiaramente, nessuno "veniva obbligato" verbalmente. Ma le pressioni psicologiche del maestro e del gruppo, credete fossero rose e fiori? Provare per credere!
Alcune volte questo orrendo esercizio veniva spinto all'estremo dal maestro che, dal rapporto di fiducia nei confronti dell'altro, passava a far esplorare ai partecipanti il loro rapporto di fiducia con Dio e li invitava a fare l'esercizio con nessuno dietro, ben sapendo che dietro non c'era nessuno, ripeto.
Se c'era la fiducia in Dio, non ci si doveva preoccupare di niente perchè non ci si sarebbe potuti fare male. Altrimenti, si prendeva una craniata sul selciato che rischiava il trauma cranico. E ho visto tanti farlo. E prendersi una craniata senza lamentarsi perchè avevano "capito" a che punto erano col loro rapporto con Dio....
Dove lo inseriamo, questo esercizio? Nelle terapie folli o nella sezione "sadismo" ? Mi piacerebbe avere la risposta di qualche maestro.

Dopo questa serie di ameni esercizi, si andava tutti a fare allegramente colazione. Un'oretta e la "vera" giornata di lavoro sarebbe cominciata....

- continua -


Tiresia

(3) Di cosa succede all’ Intensivo, altrimenti chiamato seminario residenziale “The Spirit of the Earth”

prima di accedere al tempio si fanno alcuni esercizi. I partecipanti si raccolgono nello spazio, piuttosto ampio, davanti al tempio. Si mettono in cerchio e si prendono per mano. Non c'è bisogno che il maestro dia istruzioni perchè i nuovi capiscono quello che bisogna fare guardando i vecchi che già lo sanno.
Ormai è buio e l'illuminazione del luogo è fornita da alcune torce, distanziate una dall'altra, poste intorno al perimetro. La luce non è intensa e permette di vedere chiaramente solo i volti dei partecipanti che si trovano nelle immediate vicinanze.
Quando tutti i partecipanti sono in cerchio, il maestro dice di chiudere gli occhi e tenerli chiusi finchè si sentirà il tocco di una mano sulla spalla.
Segue un breve momento di raccoglimento in cui sale la tensione. Si provi per un attimo ad immaginare come ci si possa sentire stando in piedi, ad occhi chiusi, in un cerchio di persone pressocchè sconosciute (dalle 70 alle 100 o più), nella semioscurità, senza sapere a cosa si va incontro. Non è certo cosa che possa lasciare indifferente un animo suggestionabile (o anche non troppo suggestionabile).
Quando il maestro ritiene che sia trascorso abbastanza tempo, lascia la mano di chi è alla sua sinistra e si mette davanti alla persona alla sua destra, sempre tenendogli la mano. La persona alla sua destra è solitamente la moglie o un suo maestro fidato. Con la mano sinistra, il maestro tocca la spalla della persona che ha davanti e la guarda dritta negli occhi per qualche tempo, circa una trentina di secondi, ma può durare anche di più, all'occorrenza. Alla fine, prima di passare alla persona successiva, emette un suono tipo "Au" (che dovrebbe corrispondere ad "augh" degli indiani d'America e che nel gruppo è usato per esprimere approvazione), oppure qualche frasetta ad effetto (soprattutto se la persona che ha davanti è visibilmente preda dell'emozione) tipo "Bentornato a casa" o simili, oppure dice "grazie" oppure non dice proprio niente, secondo come gli gira.
Quindi passa a toccare la spalla alla persona seguente e si mette a fissare negli occhi pure quella. Intanto, chi ha già aperto gli occhi aspetta un attimo che il maestro finisca di fissare la terza persona e poi, quando il maestro passa alla quarta, la seconda persona si colloca a sua volta davanti alla terza e prende a fissarla a sua volta. Tutti si tengono sempre per mano, così ogni persona che si sente toccare la spalla e apre gli occhi, dopo aver fissato il maestro, si trova a dover fissare tutti quelli che lo seguono e che hanno aperto gli occhi prima di lei. Questo esercizio finisce quando la persona che stava alla sinistra del maestro fissa gli occhi del suo vicino di sinistra. (spero di essere riuscito a spiegarmi).
Quindi, alla fine dell'esercizio, tutti hanno guardato negli occhi tutti gli altri componenti del cerchio. Questo esercizio potrebbe sembrare abbastanza soft, ma assicuro che durante il suo svolgimento, ho visto gente singhiozzare e abbandonarsi a vari sfoghi emotivi per la grande tensione accumulata (o, chissà, per qualche "processo" che emergeva).
Finito l'esercizio, il cerchio si ricompone e comincia quello successivo.
Le persone vengono di nuovo invitate dal maestro a chiudere gli occhi e seguono una breve visualizzazione guidata durante la quale il maestro invita a "tornare indietro al tempo in cui non avevo ancora incontrato reiki/arkeon. Torno al momento del mio primo seminario. Torno al momento in cui ho deciso di essere qui (leggi: mi sono iscritto all'intensivo). E guardo profondamente dentro di me qual'è la mia paura. E incontro i tuoi occhi e posso condividere con te la mia paura."
Al suono del tamburo (suonato dal maestro o da qualche suo volonteroso maestro-aiutante), i partecipanti lasciano andare le mani dei vicini e si mettono a camminare, sempre ad occhi chiusi, finchè il tamburo cessa. A quel punto, aprono gli occhi e si mettono davanti alla persona che hanno vicino. Guardandola dritta negli occhi dicono: "Io sono Pinco Pallino, la mia paura nell'essere qui è ..." L'altro accoglie, dice "Grazie" ed è il suo turno di condividere la sua paura. I tamburi riprendono a suonare e il maestro dice "Vado più profondamente nella mia paura e la condivido..."
Mi sembra che per il resto dell'esercizio i partecipanti non debbano più chiudere gli occhi e continuino a vagare fino al cessare del tamburo, ma se ricordo male questo particolare, prego di farmelo notare.
Dopo aver condiviso la paura, si passa a condividere l'intenzione e/o il motivo per cui si è lì: "Io sono... la mia intenzione è..." e si procede come spiegato prima.
Alla fine ci si mette tutti in fila davanti alla porta del tempio che viene, finalmente, aperta.
Il tempio è stato accuratamente preparato dal maestro e dai suoi maestri-aiutanti (preciso che chi aiuta il maestro agli intensivi sono i maestri da lui iniziati che per comodità chiamerò "aiutanti" d'ora in avanti). La sedie sono in cerchio e all'interno del cerchio fa bella mostra di sè un grosso cero acceso, che simboleggia l'unione fra spirito (fiamma) e forma (corpo), il pezzo per parlare, ossia una sfera di pietra, e qualche altro oggetto che non mi viene in mente con precisione (forse un piccolo braciere dove vengono bruciate le erbe e una grossa piuma che serve per attizzare il carboncino su cui bruciano).
Le persone si accomodano e comincia il giro di presentazione in cui si dice il proprio nome. A volte, preso da creatività, il maestro fa "cantare" il proprio nome per permettere di esprimere, cantandolo, il proprio stato d'animo (almeno, credo che il motivo fosse questo, ma bisognerebbe chiederlo a lui personalmente il motivo di questa estrosa trovata).
Dopo le presentazioni, due parole del maestro su temi vari e poi si stabilisce chi dovrà fare l'uomo/donna sveglia, ovvero colui/colei che la mattina deve andare a bussare alla porta di tutte le camere per accertarsi che tutti saltino giù dai letti e si presentino puntuali al ki-training del mattino.
Si stabilisce poi l'addetto alle lamentele, cioè chi raccoglie eventuali reclami o segnalazioni di problemi relativi alla sistemazione nelle camere (mancanza di carta igienica, guasti allo scaldabagno ecc.) e si attiva con l'agriturismo per risolverli.
Per chiudere il cerchio, tutti si prendono nuovamente per mano e il maestro dice "Buonanotte", oppure fa dire una parola a ciascuno per esprimere il suo stato d'animo. Queste parole non sono solitamente molto varie (sembra che il vocabolario degli arkeoniani si un po' ristretto). Le più gettonate sono: fede - bene - dio - movimento - gioia - paura - fiore - sonno - mal di testa - amore - padre e poco altro.
Dopo il giro di parole, ad un cenno del maestro le mani si lasciano e tutti vanno a dormire, anche perchè solitamente è notte inoltrata (circa le 2) e la mattina la sveglia è alle 7.

- continua-
Tiresia

martedì 13 aprile 2010

Arkeon ed Abuso di professione medica

Ah, quindi come si disse a "mi manda rai 3" :

Andrea Vianello: “E perché lei non si è iscritto all’albo?”

Vito Carlo Moccia: “Perchè quello che è venuto fuori è che per l’iscrizione all’albo questo lavoro non era.., non era compatibile con l’iscrizione all’albo”

Andrea Vianello: “Che significa, l’ha deciso lei che non era compatibile?

Vito Carlo Moccia: “No no , io ho parlato con un mio carissimo amico che era dentro lo spazio dell’albo..Lui m’ha detto, se tu ti iscrivi all’albo non puoi fare questo tipo di lavoro”

Mi chiedo:
oltre al fatto che le cosiddette lauree del signor moccia non sono riconosciute in Italia dalla legge e che non potrà mai richiedere un'equpollenza... ,chi si è laureato in italia, aderendo ad arkeon può essere iscritto ad un ordine professionale???

Tritri



Cara Tritri,
esiste l'articolo 8 del Codice deontologico degli Psicologi, già evidenziato da Carlo qualche tempo fa, che recita così:

'Lo psicologo contrasta l'esercizio abusivo della professione come definita dagli articoli 1 e 3 della Legge 18 febbraio 1989 n.56, e segnala al Consiglio dell'Ordine i casi di abusivismo o di usurpazione di titolo di cui viene a conoscenza.
Parimenti, utilizza il proprio titolo professionale esclusivamente per attività ad esso pertinenti, e non avalla con esso attività ingannevoli od abusive'

Credo che questo possa rispondere alla tua domanda.

Sul fatto poi che al fondatore di Arkeon sia stato sconsigliato di iscriversi all'albo ... beh senza un titolo adeguato e senza una laurea è davvero molto difficile effettuare una qualsivoglia iscrizione ad un albo professionale!


Lorita

Intensivo,la visione di un ex maestro di Arkeon

Quando parlo di situazioni vissute nei seminari e negli intensivi mi riferisco a tecniche di rebirthing non guidate, regressioni indotte dal Moccia che poi non potevano essere riprese in condivisione ( 80-100) persone, quindi problemi di tempo. Lavoro definito "delle sedie", in un atmosfera surreale, fatto anche con persone evidentemente border-line, qualcuna molto più in la del bordo. Trasgressioni sessuali indotte dal Moccia, con ferite enormi per i compagni/e legittimi.Poi la corte dei miracoli ( i Maestri devoti) che decidevano " i processi" dell'uno o dell'altro. Commercianti, pizzaioli,ragioneri, disoccupati, con il massimo rispetto di queste categorie, che si inerpicavano in analisi terapeutiche sullo specifico soggetto. Se poi arrivava nei seminari una donna piacente, curata magari affermata nel lavoro, tempo un mese veniva matematicamente fatta a pezzi o data in dote allo sfigato di turno, per farle vivere imprecisati processi. I soldi spesi in nero ammontano a circa 100.000
Euro perchè poi ho smesso di contarli.Ho smesso di frequentare tutti gli amici con i quali ero cresciuto, la fortuna è stata che ho amici che non hanno mollato e mi hanno aperto gli occhi. Fare l'elemosina per le strade di Ostuni, farsi seppellire da vivi e scrivere le ultime volontà nei seminari sulla morte. Poi l'enorme business legato alla formazione nelle aziende.Per non parlare delle.........notti degli intensivi, quando il maschile e il femminile si incontrano avendo fatto la pace, un enorme kermesse sessuale nelle stanze, nei campi etc etc. A volte oggi sorrido, ma tanto dolore, paura, angoscia ho dovuto sentire, oltre ad un senso di tradimento enorme. Sono solo pochi dei tanti motivi che mi hanno spinto ad andarmene. Acqua passata, 100.000 andati ma oggi libero!! Spero di averti risposto Paola..
Un abbraccio
ex Maestro

Che cos'è il controllo mentale?

Le tecniche di CONTROLLO MENTALE includono:

IPNOSI
Indurre uno stato di elevata suggestionabilità tramite l'ipnosi, spesso sottilmente camuffata da rilassamento o meditazione.

PRESSIONE DEL GRUPPO DEI PARI
Soffocare i dubbi e le resistenze alle nuove idee sfruttando il bisogno di appartenenza.

LOVE BOMBING (BOMBARDAMENTO AFFETTIVO)
Creare un senso di familiarità e appartenenza tramite abbracci, baci, carezze e adulazione.

RIFIUTO DEI VECCHI VALORI
Accelerare l'accettazione del nuovo stile di vita mettendo costantemente in discussione i valori e le credenze precedenti.

DOTTRINA FUORVIANTE
Incoraggiare l'accettazione cieca e il rifiuto della logica attraverso lezioni / conferenze complesse, su una dottrina incomprensibile.

METACOMUNICAZIONE
Inoculare messaggi subliminali sottolineando alcune parole o locuzioni chiave nel corso di lezioni / conferenze lunghe e complicate.

ELIMINAZIONE DELL'AUTONOMIA DI GIUDIZIO
Raggiungere la perdita della capacità di valutazione logica impedendo la riflessione autonoma.

MANCANZA DELLA PERCEZIONE DEL TEMPO
Distruggere la capacità di valutare le informazioni, le reazioni personali e le funzioni fisiologiche in relazione al passare del tempo eliminando tutti gli orologi, a parete e da polso.

DISINIBIZIONE
Incoraggiare l'obbedienza di tipo infantile orchestrando occasioni di comportamento puerile.

REGOLE INFLESSIBILI
Indurre la regressione e il disorientamento sollecitando l'adesione a regole apparentemente semplici che disciplinino gli orari dei pasti, le pause per il bagno e l'uso dei medicinali.

OFFESE VERBALI
Eliminare la suscettibilità attraverso un bombardamento di linguaggio osceno e offensivo.

PRIVAZIONE DI SONNO E FATICA FISICA
Creare disorientamento e vulnerabilità tramite prolungate attività mentali e fisiche, negando riposo e sonno adeguati.

REGOLE PER L'ABBIGLIAMENTO
Soffocare l'individualità esigendo conformità al codice d'abbigliamento del gruppo.

CANTI CORALI RELIGIOSI E NON
Eliminare le idee non in linea con il gruppo attraverso la ripetizione corale di canti ed espressioni esclusiviste.

CONFESSIONE
Incoraggiare l'annientamento dell'ego attraverso la confessione delle debolezze personali e delle sensazioni intime di dubbio.

IMPEGNO FINANZIARIO
Aumentare la dipendenza dal gruppo "tagliando i ponti" col passato, attraverso la donazione di beni.

PUNTARE IL DITO CONTRO
Creare un falso senso di giustizia segnalando i difetti del mondo esterno e degli altri gruppi.

OSTENTAZIONE DELLA GERARCHIA
Promuovere l'accettazione dell'autorità del gruppo promettendo miglioramenti, potere e salvezza.

ISOLAMENTO
Indurre la perdita della realtà d'origine tramite la separazione dalla famiglia, dagli amici, dalla società e dai riferimenti razionali.

CONTROLLO DELL'APPROVAZIONE
Mantenere vulnerabilità e confusione premiando o punendo, alternativamente, azioni simili.

CAMBIAMENTO DEL REGIME ALIMENTARE
Creare disorientamento e maggiore suscettibilità agli stimoli emotivi privando il sistema nervoso del nutrimento necessario, attraverso l'uso di diete particolari e / o del digiuno.

GIOCHI
Indurre la dipendenza dal gruppo introducendo giochi con regole dubbie.

NIENTE DOMANDE
Ottenere l'accettazione automatica delle credenze scoraggiando le domande.

SENSO DI COLPA
Rafforzare la necessità di "salvezza" enfatizzando i peccati dei precedenti stili di vita.

PAURA
Mantenere la lealtà e l'obbedienza al gruppo minacciando anima e corpo per i benché minimi pensieri, parole o azioni "negativi".

SOSTITUZIONE DELLE RELAZIONI
Distruggere le famiglie di prima (dell'adesione al gruppo, N.d.T.) favorendo matrimoni e "famiglie" nell'àmbito del gruppo.

Traduzione di Talon

domenica 11 aprile 2010

(2) Di cosa succede all’ Intensivo, altrimenti chiamato seminario residenziale “The Spirit of the Earth”

Dopo aver preso in consegna il materiale, al partecipante viene indicata la sua sistemazione. Solitamente, la maggior parte dei partecipanti viene accomodata in casette costruite al difuori delle mura dello Spagnulo e solo qualcuno nelle poche camere che ci sono dentro, fra questi, ovviamente, il maestro e la sua famiglia che alloggiano in una "suite" in posizione appartata rispetto ai luoghi di frequentazione comune.
Le casette non sono grandi e il disagio più grande di questa sistemazione consiste nel fatto che spesso sono sovraffollate, soprattutto durante l'intensivo di luglio che è quello più gettonato. Il sovraffollamento determina, in generale un frequente riflusso delle acque delle fogne che non riescono a reggere il sovraffollamento (ricordiamoci che di questi spiacevoli e maleodoranti episodi il maestro dà una spiegazione.. "psichica" ? "esoterica" ?... dicendo che sono dovuti ai "processi" dei partecipanti che vengono a galla (mentre a galla, a mio modesto parere, viene qualcos'altro, indubbiamente appartenente ai partecipanti, ma di natura meramente materiale, sicuramente non esoterica).
Il disagio minore, ma comunque presente, è che i piccoli scaldabagno di cui sono provvisti i bagni non riescono a fornire acqua calda in quantità sufficiente per fare più di una doccia alla volta, quindi bisogna fare i turni e questo è già di per sè stressante poichè i ritmi di lavoro sono serrati (non c'è molto tempo da dedicare alla cura di sè) e, soprattutto in luglio, si suda moltissimo e non riuscire a fare una doccia non è esperienza gradevole.
Tornando al nostro partecipante, dicevo che viene sistemato con altre 3 o 4 persone che probabilmente non ha mai visto prima. Generalmente, gli studenti sono convinti che i compagni di stanza non vengano scelti a caso ma siano persone in qualche modo utili al loro "processo personale", a "vedersi delle cose". In realtà, da quello che so io, gli inquilini delle camere vengono estratti a sorte e solo in qualche caso il maestro sposta questo o quello. Sia che credano che è stato il maestro a destinare loro proprio quelle persone come compagni di stanza, sia che vi vedano l'intervento di un non meglio identificato "spirito", buona parte di chi arriva all'intensivo è già convinto che niente succeda a caso e che, se riuscisse a trovare un pelo in un uovo, quello sarebbe lì per lui, per il "suo processo", perchè possa "vedere" qualcosa di importante che lo riguarda.
Bisogna tenere presente che, processo o non processo, la mancanza quasi totale di sonno, la qualità di cibo non proprio eccelsa, lo stress emotivo fortissimo e le pressioni psicologiche cui sono sottoposti i partecipanti, favoriscono spesso lo scoppiare di contrasti, anche per futili motivi, fra i compagni di stanza, il che viene sempre interpretato come una indicazione di "processo" (con la madre, col padre, con l'autorità, con il pedofilo, con il proprio potere personale, col nonno, zio ecc.) e non, come dovrebbe essere fra persone normali, l'effetto collaterale di uno stress protratto e creato a bella posta per fiaccare le menti e manipolare le coscienze. Starà poi a voi giudicare, in base alla conoscenza degli esercizi cui sono sottoposti i partecipanti, la correttezza dell' interpretazione che ho dato poc'anzi.

Notavo che, facendo una ricerca su internet sullo Spagnulo, viene detto che è in grado di ospitare fino a 100 persone. Probabilmente si saranno ingranditi perchè, fino ai primi anni del 2000, ne avrebbe potute ospitare (senza creare disagi) circa 70.

Il primo giorno, i lavori cominciano tardi, di solito dopo cena. La tensione e l'aspettativa delle persone ha così tutto il tempo di crescere man mano che il tempo passa.
Bisogna ricordare che nessuno, fra coloro che fanno partecipano all'intensivo per la prima volta, ha una seppur minima idea di cosa succederà e delle pratiche cui verrà sottoposto. Come succede per tutti gli altri lavori di questo maestro (seminario sulla morte, sui soldi, sulle coppie ecc.) agli studenti non viene descritto nulla che possa far loro capire a cosa vanno incontro effettivamente. Ciò non toglie, però, che sia il maestro, sia i vari organizzatori, sia gli studenti che lo hanno già fatto aiutano a pubblicizzarlo a dovere all'interno del gruppo con mezze frasette: "è un lavoro profondissimo" ; "vai proprio a vederti molte cose" ; "la mia vita è cambiata dopo averlo fatto" ecc. e il maestro stesso, durante i seminari, ne parla come di un lavoro che fa "entrare profondamente nel proprio processo personale".
I nuovi non devono essere messi al corrente di cosa si faccia effettivamente, con la scusa che "chi non lo fa non può capire" o che sapendolo "l'aspettativa potrebbe falsare il lavoro". O, aggiungerei io, potrebbero non venire se fosse rimasto loro un barlume di discernimento. Secondo il mio modesto parere, proprio con l'intensivo si passa dall' "indottrinamento" ancora soft dei seminari, ad una manipolazione mentale molto pesante, poichè la mancanza di sonno, il disordine nei tempi dell'alimentazione (spesso ci si trova a mangiare nel tardo pomeriggio o a notte fonda), i prolungati stress emotivi cui le persone vengono sottoposte creano il terreno ideale perchè il maestro possa agire sulla psiche degli studenti secondo i suoi progetti.
Chi intende partecipare a questo tipo di lavoro dovrebbe PRIMA documentarsi sulle tecniche di condizionamento mentale usate in generale e in particolare nelle sette a controllo mentale, nonchè sulle tecniche di induzione ipnotica, così potrà comprendere ancora meglio quello che vede e che gli succede durante questo "lavoro".

Tornando al nostro studente, dopo essersi sistemato nella stanza a lui assegnata, ha un po' di tempo libero prima dell'inizio dei lavori che cominciano verso sera.
Quando tutti sono arrivati, hanno pagato, si sono sistemati negli alloggi, il maestro fa radunare tutti sullo spiazzo davanti al tempio, luogo in cui si svolgeranno la maggior parte degli esercizi.

IL TEMPIO è molto caratteristico. Per descriverlo a dovere ci vorrebbe uno storico dell'arte, cosa che io non sono, ma cercherò di fare del mio meglio. E' ben isolato dal resto dell'agriturismo in quanto si trova in mezzo alle coltivazioni di ulivi ed è recintato in modo che vi possa accedere solo chi ha la chiave del lucchetto che tiene chiusa la porta della recinzione. La porta del recinto viene chiusa durante i lavori.
Mi è stato detto da qualcuno che era un antico tempio pagano. E' a pianta quadrata (circa 7 x 7) ed ha un soffitto altissimo, alto come la struttura stessa, con il pavimento leggermente più basso del livello della terra, cosicchè, quando si entra, bisogna scendere 4 o 5 scalini. A destra e a sinistra della porta ci sono 2 nicchie. Davanti alla nicchia di sinistra (entrando a sinistra, intendo) viene allestito l'altare, più o meno come si vede ai seminari: fiori foto e varie.
Sulla parete opposta a quella della porta si apre un altro vano, piuttosto piccolo, dove il maestro tiene l'attrezzatura che userà durante l'intensivo: strumenti tipo tamburi, gong, candeloni, incensi, erbette strane che vengono bruciate nei momenti clou (diceva che erano salvia e artemisia) e così via. Il nostro studente, però, non ha accesso a quel vano che viene celato ai suoi occhi da un lenzuolo bianco appeso davanti all'apertura e che funge da "porta". Più o meno sopra il lenzuolo, o poco più in alto, viene attaccato lo stendardo con il simbolo di arkeon (una volta ci mettevano il simbolo di reiki disegnato appositamente dal maestro per l'occasione), così chi entra se lo trova subito davanti.
Come sempre, le sedie sono disposte in cerchio e quella del maestro è coperta da un drappo bianco e situata proprio sotto lo stendardo appeso alla parete.
Ma lo studente non vedrà subito questo luogo suggestivo. Prima di accedervi dovrà fare alcuni esercizi.

-continua-

Tiresia