venerdì 29 gennaio 2010

Strumenti psicologici di controllo delle persone

Voglio parlare adesso di quelli che considero strumenti di pressione psicologica sulle persone che ho visto applicati negli anni dal maestro in varie forme.

Il “fare il passaggio”.
Grande creazione di stress viene fatta ripetendo a una persona che “non ha fatto il passaggio” , questo misterioso “passaggio” che viene riconosciuto come fatto solo dal maestro. Le persone che vengono definite dal maestro come quelle che “hanno fatto il passaggio”, vivono all’interno del gruppo il loro momento di gloria. E’ una sorta di riconoscimento che si è lavorato bene e cambia il modo di relazionarsi con le altre persone.Ho spesso avuto modo di notare come gli uomini e le donne cui era stato dato questo riconoscimento assumessero un atteggiamento un po’ arrogante nei confronti degli altri, come se fossero persone realizzate, in qualche modo superiori alle altre che stavano “ancora in processo”. E anche in questo gruppo, come purtroppo in molti gruppi di qualsiasi genere, si crea una sorta di capannello di eletti che ruotano intorno al maestro, si siedono vicino a lui sulle sedie ai seminari, lottano per accaparrarsi i posti più vicini al maestro a tavola e tanti simili episodi che, secondo me, denotano una piccolezza di fondo. Tornando al nostro “passaggio”, esso non è mai definitivo perché in qualsiasi momento il maestro può dire che uno lo ha fatto solo apparentemente o che è “tornato indietro” quindi togliere il riconoscimento a quella persona, così torna ad essere una persona “in processo”. All’interno del gruppo, chi non viene riconosciuto come uno che ha fatto il passaggio viene isolato.Sull'isolamento all'interno del gruppo bisogna ricordare che vi incide molto il concetto, più volte ricordato dal maestro, delle energie simili che si attirano, che viene anch’esso usato in modo strumentale, per cui, all’interno del gruppo, devi sempre stare attento alla persona con cui ti relazioni (addirittura alla persona con cui parli o a cui ti siedi vicino) perché se essa è riconosciuta dal maestro come “in processo” o "sfigato", automaticamente è in processo o sfigato anche chi si relaziona con questa persona.Ma perché vengono create queste tristi situazioni, all’interno del gruppo? Forse perché servono all’evoluzione personale? Magari il maestro è anche abile a farlo credere, secondo me però il motivo è un altro, più semplice e più triste: se fai sentire qualcuno sbagliato, è molto più facile manipolarlo. Se porti qualcuno a credere che in un solo ambito, quello di Arkeon – chiamalo così o con qualsiasi altro nome – tu puoi trovare amore, comprensione e fratellanza perché il mondo là fuori è tutto cattivo e perverso, ecco che ti basta la velata minaccia di buttarti fuori per controllarti e condurti su strade che non percorreresti altrimenti. Oltre a questo, vi è una forte creazione di stress dovuta al fatto che è difficile capire cosa si debba fare o come si debba essere per “fare il passaggio”, quindi viene generato uno stato di confusione e paura nella persona che teme, se non ha fatto il passaggio e non sa come farlo, di poter essere buttata fuori dal gruppo e perdere così l’unico punto di riferimento affettivo che le è rimasto, dato che intorno le è stata fatta terra bruciata (ricordiamo che molti lasciano famiglia e amici perché perversi). Questo condizionamento è tanto più forte quanto più la/il propria/o partner è coinvolto e, invece, riconosciuto all’interno del gruppo. Perché se non sei come il gruppo vuole, rischi di perdere la tua compagna!Quando, per vari motivi, questa pressione psicologica non è sufficiente a “far fare il passaggio” al compagno/a, allora si viene incoraggiati a minacciare di lasciarlo/a. Di solito, a questo punto, molti capitolano. Perché a volte è meglio inghiottire che vedere il proprio matrimonio rovinato. E quanti ne ho visti, ai seminari, togliersi la fede e restituirla al compagno/a. O buttarla nel “sacro fuoco dell’intensivo” offrendo a Dio! la propria ritrovata libertà….

La “trasgressione creativa”.
Questa “meraviglia” l’ho vista applicare solo a donne che non avevano intenzione di “piegarsi”. Se la moglie oppone troppa resistenza al “passaggio”, salta fuori la mitica “trasgressione creativa”, agita o solo minacciata, che è una delle più brutte e cattive violenze psicologiche che si possano fare ad una persona: bisogna assistere al tradimento del proprio partner che rivolge le sue attenzioni a una del gruppo che “ha fatto il passaggio” o comunque è “più affidata” stando zitte e accogliendo quella “punizione” perché non si è fatto il passaggio. Allora, o diventi come vuole il maestro e di conseguenza come vuole il gruppo pilotato dal maestro, o vieni lasciata da tuo marito per un’altra donna più docile e “allineata”. E con quale soddisfazione ho sentito il maestro raccontare come queste donne abbandonate passavano le loro giornate a piangere o urlare la loro impotente rabbia al telefono, con lui che non perdeva occasione di girare il coltello nella piaga. Credo che qui si possa ben parlare di sadismo allo stato puro, che viene mascherato da strumento di evoluzione. Questa situazione porta molto spesso una persona a dover sottostare ad umiliazioni e a prostituirsi, in senso psicologico, per non perdere la persona amata e che spesso è rimasta l’unico riferimento affettivo che ha nella vita. Ho anche sentito dire, da chi l’ha vissuto, che questo spesso porta anche a meditare il suicidio.Col nome di “trasgressione creativa” vengono definite anche altre “pratiche” che ho sentito il maestro consigliare alle persone di mettere in atto per trasformare o risolvere varie situazioni. Si andava dal consigliare a comunisti convinti di votare il buon Silvio, al mangiare cose che si avevano in odio, e chi più ne ha più ne metta. La teoria che sta alla base di queste “trasgressioni creative” è che facendo qualcosa che non si sarebbe mai fatto o voluto fare, si va a rompere uno “schema mentale” della persona che le impedisce di fare scelte diverse. Un po’ astrusa la scusa, mi sembra, ma questa è una mia opinione.
Tiresia
- continua -