martedì 19 gennaio 2010

La figura del Padre – sua sacralità e funzione

Una volta che ci si è liberati dall’influenza del pedofilo e dal lato perverso della madre, tappa obbligata nel percorso di affrancamento da quello che impedisce di accedere in modo costruttivo alla propria energia creativa, alla capacità di creare per sé una vita soddisfacente e prospera sotto tutti i punti di vista, bisogna riconoscere il ruolo sacro del padre perché la liberazione passa attraverso questo riconoscimento.L’uomo che si è finalmente liberato dai perversi condizionamenti della madre, deve fare un atto di sottomissione nei confronti del padre, riconoscendo la sua grandezza e chiedendogli perdono per averlo mal considerato a causa dell’influenza perversa che la madre aveva avuto su di lui.Dopo aver chiesto al padre il perdono, bisogna farsi dare la sua benedizione, che equivale ad una sorta di iniziazione attraverso la quale lo Spirito Sacro del Maschile viene trasmesso al figlio che a sua volta potrà trasmetterlo a suo figlio. Se il proprio padre non è disponibile, o perché defunto o per qualsiasi altro motivo, si può scegliere all’interno del gruppo, durante un seminario o altro lavoro affine, un uomo che ne faccia le veci e ricevere da lui la benedizione. I padri defunti possono mandare la loro benedizione sul figlio dall’aldilà. Il maestro stabilisce chi l’ha ricevuta, stabilendo anche, in questo modo, chi fra gli uomini ha fatto “il passaggio”.Durante l’intensivo vengono fatti degli esercizi apposta per gli uomini che servono a “portare fuori il guerriero”. Tra questi c’è la lotta sacra. Gli uomini si mettono in cerchio e le donne, a turno, si mettono in ginocchio davanti al proprio compagno, se ne hanno uno, se no davanti a chi le ispira di più come guerriero e gli chiedono se possono essere la sua squaw. Se l’uomo accetta, la donna gli si mette dietro. Un uomo può anche accettare di avere più squaw, una buona occasione per le donne che si devono “dividere” un guerriero per andarsi a guardare tutte le volte che nella vita hanno dovuto dividere un uomo con qualcun’altra. Ci sono anche casi in cui l’uomo non accetta la squaw che a lui si propone. Buona occasione per la donna per andarsi a “guardare” i rifiuti che ha subito nella sua vita. Quando tutti sono sistemati, la/le squaw dipingono il volto e il corpo del loro guerriero con i “colori di guerra” e danno loro un nome di battaglia (o uno se lo sceglie, questo particolare non lo ricordo bene) e la lotta può avere inizio al suono dei tamburi. A turno, il guerriero che se la sente, va a sfidare un altro guerriero e, dopo aver fatto sentire il loro “urlo di guerra”, lottano in mezzo al cerchio finchè uno dei due vince. Così si prova il proprio valore nella lotta, accompagnati da vari commenti del maestro.Se un uomo ha fatto veramente “il passaggio”, dopo essersi ricongiunto con lo Spirito attraverso l’iniziazione/benedizione di suo padre, avendo la Sacra Fiamma che arde in lui, può finalmente vivere felice e realizzato. Se fosse tutto così semplice, sarebbe una meraviglia. In realtà di gente che “ha fatto il passaggio” definitivamente ce n’è ben poca. C’è sempre qualche processo in agguato che impedisce la realizzazione personale. Naturalmente il maestro sa sempre che processo è e con vari “ci lavoriamo” e “non è mai finita” si va avanti a fare lavori su lavori, seminari su seminari. Nessuno di questi gratis o in omaggio.
Per le donne la via è più lunga e laboriosa.
Tiresia
- continua -