Come già accennato, il primo passo verso la “liberazione” era riconoscere, “ricordare” di aver subito un abuso sessuale nell’infanzia e condividerlo ai propri genitori e al pedofilo stesso, se ancora vivo o rintracciabile. Questo, nell’opinione del maestro, poteva liberare da due “nodi” che impediscono ad una persona di essere libera, felice e realizzata: 1) ricordare l’abuso: equivale a portarlo a coscienza e rompere così il segreto e inconscio “patto col pedofilo” che crea in diversi settori della vita gli “incantesimi” o “bolle”, ovvero risposte automatiche che la persona adotta davanti a eventi o persone che, sempre a livello inconscio, gli ricordano il pedofilo e l’abuso e lo spingono ad atteggiamenti di sottomissione quasi obbligati di fronte a questi: è per esempio il caso della madre che, avendo ancora attivo a livello inconscio il “patto col pedofilo” fa finta di non vedere l’abuso che il figlio/a subisce e lo copre col velo dell’omertà. 2) “svelare il segreto” ovvero, attraverso la condivisione, prima davanti al gruppo poi ai propri famigliari dell’abuso subito nell’infanzia, “rompere il patto con il pedofilo e con la madre” (quindi col suo lato perverso), e liberarsi in questo modo anche del senso di colpa generato dall’abuso subito.3) ripulire il corpo dalle “tracce dell’abuso”: ho sentito il maestro sostenere che il pedofilo lascia una traccia indelebile sulla psiche inconscia e sul corpo fisico della persona attraverso il suo sperma. Lo sperma del pedofilo assume una valenza magica in quanto ha il potere di “legare a sé” la persona. Ecco perché, durante il “lavoro” che si fa nel gruppo molte persone credono di “vomitare sperma”. E’ lo sperma del pedofilo che le teneva legate con l’incantesimo di cui si diceva prima. Ma questo, spesso, non basta a liberare completamente le donne. Il maestro afferma che uno strumento molto utile a sconfiggere l’effetto dello sperma del pedofilo, per le donne, è inghiottire lo sperma del proprio compagno che ha la miracolosa proprietà di aiutare a rompere l’incantesimo attraverso la sua azione taumaturgica. Così ho sentito il maestro più volte consigliare alle coppie di praticare il sesso orale.Altro consiglio che ho sentito dare più volte in materia di pratiche sessuali da adottare è quello dei rapporti anali. A parte il magnificare il rapporto anale come un rapporto che fa sentire la vera “sottomissione” alla donna, nel senso di abbandono incondizionato al compagno, esso serve anche a capire se una donna (che ha subito dal pedofilo un abuso sessuale anale) ha veramente “rotto il patto” col pedofilo stesso. Infatti, le donne che si rifiutano di avere rapporti anali col proprio compagno è molto probabile che stiano difendendo la parte del loro corpo che hanno “consacrato al pedofilo” e che quindi non si siano realmente “liberate” dalla sua influenza a livello inconscio. Ho sentito anche dire dal maestro, fra le risate generali, che una signora che aveva un polipo (chiamato “polipo guardiano”) all’inizio del retto se lo era fatto venire apposta per impedire al compagno di avere quel tipo di rapporto. Pare una creativa e strumentale applicazione della psicosomatica…. Chissà se i medici avvallerebbero una simile tesi. Per concludere l’argomento del pedofilo, ho sentito più volte il maestro dire che il “serpente” che spinse Eva a mangiare la mela dell’albero del bene e del male rappresenta simbolicamente il “pedofilo originario” e quindi che il peccato originale altro non è che l’abuso sessuale che i bambini subiscono in tenera età e che li condiziona tutta la vita, a meno che l’adulto non lo ricordi e muova così il suo primo passo verso la “liberazione dai condizionamenti inconsci”. Ecco un’originale interpretazione di un passo delle sacre scritture. Chissà cosa ne pensano i teologi….
- continua -
Tiresia