mercoledì 13 maggio 2009

Fuori dal tunnel del dolore

Gentili Signori,

mi sento in dovere di rispondere a quanti si reputano "salvati" dalla frequentazione dei gruppi di Arkeon. L'errore che a mio parere viene commesso è considerare il "metodo" arkeon la sola esperienza che può condurre un essere umano fuori dal tunnel del dolore. Non è così che stanno le cose, le vie percorribili sono molte, ma quelle sane, vere, non privano le persone della possibilità di esprimere il proprio essere, le proprie idee. Ho frequentato i seminari di Vito negli anni che vanno dal 94 al 99 circa, venivo da momenti di vita difficile ed entrare a contatto con parti intime di me, fino ad allora inesplorate mi è stato d'aiuto, ma con il senno di poi e l'esperienza accumulata, non posso non chiedermi se una buona terapia o l'affidarmi a Dio non avrebbe sortito effetti simili. La conoscenza della psiche e dell'animo umano mi erano allora pressochè ignoti ed ora che non è più così (sono psicologa) ci sono cose che a ripensare a quei momenti mi stonano:

1)
l'impatto emotivo dell'approccio di Vito era sicuramente molto forte e già allora, specie alla luce del suicidio di un ragazzo che frequentava i seminari, mi era sorto il dubbio che non tutti potessero farvi fronte senza un supporto psicologico adeguato e molto triste mi era parso l'atteggiamento deresponsabilizzante del maestro di fronte alla morte di quel ragazzo.. Non posso dimenticare la lite tra me e Vito su questo argomento dove, io, allora poco più che ventenne venni additata come povera inetta.

2)
molti (confesso è accaduto anche a me) assumevano i modi di fare del maestro, persino la voce negli uomini era identica! Inevitabilmente mi sorge una domanda: un buon maestro, un buon padre, non dovrebbe fornire le basi ai propri allievi/figli perchè poi possano scoprire la propria individualità? Quanti cloni privi di sè ho visto..

3)
specie dopo il secondo intensivo ho avuto l’impressione che alcun potessero essere stati arruolati per incarnare il ruolo del malato, risanato dopo il corso. Ricordo un uomo che raccontava della sua fuga dal reparto psichiatrico, rifiorito a fine seminario: la cosa che mi creò il dubbio della verità della sua storia fu la sua capacità di recitare il ruolo di malato quando Vito gli chiese qualche tempo dopo di far vedere ai presenti quali fossero le sue condizioni prima dell’intensivo.. credetemi da premio oscar! Se ho preso una cantonata, il tipo è certamente un attore mancato!

4)
non di rado, le persone con una carica professionale importante e buoni guadagni venivano lodate dal maestro come persone riuscite, l'aiuto alla persona in difficoltà assumeva talvolta, a detta loro, forme di inutile pietismo che non facevano altro che alimentare i disagi di chi soffriva. Certo sul vittimismo potremmo argomentare per ore, ma non tutti gongolano nel ruolo di vittima, chi soffre esiste eccome ed ha realmente bisogno di una mano tesa. Leggo che un prete sostiene Vito nel suo lavoro. A quest'uomo, come cristiana, non posso non domandare:
E' forse questo che troviamo nelle letture? E' forse l'elogio del ricco? Del potente? L'ignorare un grido di aiuto? Cristo è morto in croce privo di ogni gloria, umile, ubbidente certo, ma a Dio, non agli uomini.

Dopo avere letto come il lavoro di Vito è andato via via snaturandosi ed essere venuta a conoscenza di un'esperienza molto dura vissuta da una cara amica che aveva continuato a frequentare i seminari (ora non più), sono ben lieta di essermi allontanata da quell’ambiente. A chi è rimasto, ben sapendo che difficilmente recepirà il messaggio, (a proposito, vorrei far notare che scrivete partendo non solo dai medesimi concetti ma utilizzando addirittura gli stessi termini!) voglio dire che dono grande dell'essere umano è la compassione.. E se sentite che qualcosa dentro di voi stona, fermatevi un attimo, ascoltatevi, non ignorate anche il piccolo segnale, perchè non sempre ciò che può aver donato sollievo è la strada giusta da seguire.. l'uomo grande è colui che sa mettersi in discussione, che ha il coraggio di esprimere il proprio pensiero, anche di dissenso, che si alza e cammina per il sentiero nuovo. Pace.

Chicca

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