sabato 23 maggio 2009

Effetti della fuoruscita

come ho scritto nel mio primo intervento, sono stata legata al gruppo Arkeon per 12 anni, da quando i seminari non si chiamavano ancora seminari di Arkeon ma seminari di Reiki. Sono stata iniziata al primo livello di Reiki nel maggio del 1994 e ho rassegnato le dimissioni dal contratto di “maestra di Arkeon” nel febbraio del 2006. Al livello di “Reiki master” sono stata iniziata nel giugno del 1995.

In questi anni ho partecipato più volte a molti dei lavori proposti: intensivi (o come si chiamano ora, seminari residenziali), pre master, master training, innumerevoli seminari di primo e secondo livello, oltre che a quasi tutte le riunioni dei maestri e a 3 riunioni dei maestri di Arkeon.
In questi 12 anni la mia vita è stata totalmente condizionata dal credo di questo gruppo, generato dalle convinzioni personali del suo leader, a cui io ho aderito per anni acriticamente.
I motivi di questa mia adesione acritica sono molteplici, ma non è questo l’argomento del mio intervento di oggi.

Oggi vorrei parlare di quelli che sono e sono stati gli “effetti collaterali” da me avvertiti nel periodo in cui ho meditato di uscire e sono poi uscita dal gruppo Arkeon.

In primo luogo, da quando è cominciata a maturare in me l’idea di uscire da questo gruppo (un anno e mezzo fa), ho cominciato ad avvertire moti improvvisi di paura, completamente scollegati da qualsiasi situazione di pericolo realmente esistente. Erano attacchi di panico in piena regola che cominciavano con la sensazione di non riuscire a respirare fino in fondo. Qualche tempo fa ne avevo parlato con una mia ex-amica del gruppo, ma ancora non avevo compreso la causa di questi “attacchi”.
L’unica cosa che avevo notato, era la somiglianza di questi episodi con gli attacchi di panico che nel passato avevo avuto ogni volta che mi ero trovata a tagliare i rapporti con i membri della mia famiglia ritenuti “perversi”, o con tutte le amiche che avevo perché ritenute “lesbiche”.
Era anche la sensazione con cui convivevo quotidianamente negli anni più “bui” della mia esperienza con questo gruppo, quando ormai avevo reciso tutti i rapporti con le persone esterne al gruppo e con la mia famiglia di origine e mi ero trovata a vivere una vita quasi da reclusa, in cui le uniche persone che frequentavo erano mio marito e le nostre figlie (allora molto piccole) e in cui gli unici contatti con persone diverse da loro erano quelli con le persone che partecipavano ai seminari. Contatti che però, il più delle volte, si limitavano ai giorni del seminario.

Mi sono resa conto che questi attacchi di paura erano collegati alla mia decisione di lasciare Arkeon, quando ho potuto confrontare le mie sensazioni con quelle di altri fuoriusciti che avevano vissuto episodi simili.

In secondo luogo, un “effetto collaterale” bello è stata la sensazione di essere uscita da una sorta di bolla in cui mi sentivo rinchiusa da anni e che mi separava dalle persone e dal mondo. E’ bello guardare gli altri senza cucirgli addosso un “processo”, senza il pregiudizio che non si possano avere con gli altri relazioni profonde e soddisfacenti perchè “non hanno fatto il lavoro e sono quindi tutti preda di automatismi ed incantesimi”.
Mi sono trovata a vivere con una nuova fiducia negli altri, una fiducia che negli anni di appartenenza a questo gruppo avevo perduto perché, col lavoro di Arkeon, si crea una sorta di dicotomia fra chi appartiene al gruppo e segue il “lavoro” e chi al gruppo non appartiene e “vive la sua vita come una mosca cieca, preda inconsapevole di inconsci automatismi ed incantesimi”.

In terzo luogo, ho provato un grande rimpianto e dispiacere perché, negli anni di appartenenza a questo gruppo, ho bruciato tutti i miei diari, su cui per anni (dai 15 ai 30) avevo annotato scrupolosamente pensieri, eventi, riflessioni, sogni e speranze, su cui avevo scritto della mia vita, delle gioie e dei dolori, degli amori e delle illusioni, dei traguardi raggiunti e sognati…..
Ho buttato nel “sacro fuoco”, come chiamano la pira che arde durante i giorni dell’intensivo, i miei racconti, le mie poesie, le letterine ricevute nell’infanzia dalle prime amiche del cuore…. Insomma, tutto quello che, veniva detto, mi poteva tenere legata al mio “passato perverso” e impedirmi di progredire sul “cammino della consapevolezza” presentato dalle teorie di evoluzione della coscienza propagandate da Arkeon.
E’ come se, bruciando quegli scritti, avessi cercato di bruciare la mia vita passata; invece, così facendo, mi sono solo procurata una mutilazione. E’ come se al posto della fluente coda che erano quelle pagine redatte nel passato fosse rimasto un misero moncherino, doloroso memento dell’ amputazione che mi sono auto inflitta, una sorta di ferita della memoria che mi porterò dietro per sempre.

Infine, mi è tornata la voglia di leggere e studiare. Mi è tornata la voglia di ridare al mio cervello quel nutrimento intellettuale che per anni gli avevo negato. Non che in Arkeon venga detto di non leggere o studiare, ma un effetto spiacevole che la mia esperienza in questo gruppo mi aveva causato, è stato quello di “mettere a dormire il cervello”.

Lasciare Arkeon è stata per me una vera rivoluzione a livello emotivo e mentale, è stato un riappropriarmi del diritto di provare emozioni per tutto (non solo per quello che poteva essere “approvato” nel gruppo) ed esercitare il mio spirito critico su qualsiasi cosa, in primo luogo sulla mia esperienza in e di questo gruppo. E la sensazione è impagabile.

Ogni rivoluzione è sempre stata accompagnata dal grido: “Viva la Libertà” ed è proprio questo grido che sento ora di poter regalare alla mia vita.
Emanuela

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