lunedì 25 maggio 2009

Crisi di astinenza

Grazie Emanuela per essere tornata a scrivere, fa bene leggerti anche se il dolore e il rimpianto per ciò che abbiamo sprecato e bruciato si ravviva a ripensarci. Sottoscrivo e confermo in pieno tutte le fasi e i sintomi che descrivi. Ne aggiungo uno: noi (io e mia moglie) lo abbiamo chiamato "crisi di astinenza" perchè non c'è modo migliore di descriverlo. Abbiamo avuto momenti di dubbio, di disagio anche fisico, irrequietezza, tensione, insonnia, accessi di rabbia, seguiti dal pensiero "non ho nessuno da chiamare, non c'è un posto dove fare del lavoro per risolvere questo malessere e questo disagio, forse dovremmo tornare ad un seminario". Ma col passare delle ore e dei giorni tornava la chiara consapevolezza che il malessere era causato dal gruppo e non risolto in esso; che i pensieri "astinenziali" erano stati innestati nelle nostre menti in anno di risposte del tipo "ci lavoriamo", "su questo ci devi lavorare", "bisogna fare del lavoro" "qui ci vuole tanto lavoro", "non preoccuparti, che c'è l'intensivo" e così via. Abbiamo scoperto che è possibile litigare, arrabbiarsi, e poi comprendersi e riunirsi senza rituali, senza musiche, incensi e candele, solo con il dialogo e l'amore che è stato, grazie a Dio, più forte dei condizionamenti. Abbiamo scoperto che i disagi e le tensioni sono all'ordine del giorno nella vita di tutti, e che affrontarli in modi normali li rende meno spaventosi e meno minacciosi. Dopodomani partiamo per la prima vera vacanza della nostra vita insieme: senza intensivi, senza riunioni dei maestri, senza premaster, senza cerchi, senza tamburi, senza assegni postdatati e senza prestiti dalle finanziarie, e questo sì, riduce lo stress e le tensioni in modo fantastico, senza generare vuoto, dolore, angoscia, separazione e smarrimento. Ho chiesto scusa alle persone che ho cercato di convincere a partecipare ai seminari. Ho chiesto scusa a professionisti del campo della salute mentale che ho considerato "perversi", "incompetenti" o "ignoranti", quando invece sono, loro sì, dei maestri (ma con la m minuscola), nel senso che insegnano e hanno una autorità accademica, legale e riconosciuta, una esperienza clinica e didattica istituzionale, e un'etica che rispettano davvero. Ho chiesto scusa a familiari ed amici che ho allontanato, criticato e deriso, in faccia o alle spalle, lasciandoli a chiedersi "ma cosa gli hanno fatto?". E quindi un altro sintomo che ho provato è stata l'umiliazione, che resta con me assieme alla sensazione di essere stato poco attento, poco lucido, poco critico. "This too shall pass" dicono gli americani ai drogati in recupero: "anche questo passerà"...
Carlo

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