Gentili lettori del forum,
è da qualche giorno che mi chiedo se è il caso o meno di intervenire nel dibattito che l’intervento di Riccardo ha suscitato.
Vorrei fare una considerazione perché anch’io, come Manu, ho avuto l’impressione che agli interventi dei “soddisfatti” frequentatori di questo gruppo seguissero delle risposte un po’ aggressive.
Io credo, ed è una mia personale opinione, che lo spazio che ci viene offerto dal Cesap in questo forum sia una grande opportunità per tutti: per chi ha frequentato il gruppo e non ha apprezzato il “lavoro” per tutta una serie di motivi, per chi lo frequenta attualmente (tanto, poco, intensamente o da lontano, come studente o come maestro – per usare una terminologia nota ed utilizzata nel gruppo – come studente frequentante un seminario ogni tanto o come studente che si fa “tutti i lavori”) e lo ritiene un “lavoro“ valido, per chi ne ha sentito parlare e vuole ascoltare le diverse opinioni che le persone si sono formate in proposito e perché se le sono formate.
Fermo restando il fatto che in una società che si definisce libera ognuno ha e deve avere la possibilità di fare le esperienze che ritiene valide e formative per se stesso (sempre che non nuocciano agli altri o a sé), le persone che fin qui sono intervenute nel forum hanno tutte portato il grande dono della loro esperienza agli altri.
E se è vero che dall’esperienza degli altri non sempre si impara o si è disposti ad imparare, è anche vero che questo spazio offre, a chi frequenta arkeon e ha dei dubbi su quello che vede nei lavori e nei seminari, sulle teorie propagandate dal leader e di conseguenza dal gruppo, un prezioso strumento di confronto: le informazioni diverse o contrarie a quelle che vengono fornite dal leader nonchè dal e nel gruppo stesso.
Più volte, nel corso di questi mesi, mi sono domandata se l’accesso a tutte le informazioni che ho avuto dopo che ho lasciato questo gruppo avrebbe potuto fare una differenza (e per informazioni intendo: la letteratura specifica esistente sulle sette a controllo psicologico - che mi ha aiutato ad individuare inquietanti parallelismi con quello che negli anni ho visto accadere nelle dinamiche del gruppo e nei vari “lavori” -; le esperienze dolorose e dure che molti di quelli che hanno scritto su questo forum hanno avuto il coraggio di condividere agli altri e che mi hanno riportato alla mente le esperienze che avevo sofferto io, pensando che in me ci fosse qualcosa di terribilmente sbagliato e perverso perché non riuscivo ad essere come mi si diceva avrei dovuto, come una “vera e sana” donna-moglie-madre sarebbe dovuta essere; le testimonianze di chi frequenta questo gruppo ed è pronto a difenderlo a spada tratta, senza sapere TUTTO quello che c’è dietro e che mi ricordano com'ero io tempo fa).
Perché le informazioni, all’interno, NON CIRCOLANO. Non fatevi illusioni. Documentatevi.
Chiedi, Riccardo, al tuo maestro, di mostrarti quelle email che sono arrivate a tutti i maestri di arkeon fra gennaio e febbraio di quest’anno (quando per la prima volta si è parlato di arkeon al Maurizio Costanzo Show) e che dicevano cosa bisognava dire, come bisognava dirlo, e un attimo dopo che non si doveva dire più niente, e un attimo dopo ancora che si doveva dire ai propri studenti di dire alcune cose, e poi che quelle cose le avrebbero dette solo 3 maestri preposti allo scopo ecc. ecc. Quelle email esistono, non sono una leggenda metropolitana.
Prova a scrivere ai GRIS e verifica se hanno accolto con entusiasmo e lacrime di commozione la presentazione del lavoro di questo gruppo (cosa che, mi è stato riferito da fonte certissima, viene raccontato che sia avvenuta). Io gli ho scritto, sono persone gentili, ti risponderanno sicuramente e vedrai che la risposta sarà una sorpresa.
Informatevi, verificate la veridicità di quello che vi viene raccontato, voi che frequentate questo gruppo e che credete che questo lavoro sia “speciale”, “vero”, "assolutamente valido", "unico".
Informatevi e coltivate IL DUBBIO, perché è proprio il dubbio la chiave per la libertà. Chi vi chiede di non dubitare c’è buona probabilità che vi voglia asservire. E lo scopo sicuramente non ve lo mostrerà di buon grado.
Comunque, tornando a quello che stavo dicendo, non so se avere l’accesso a queste informazioni, allora, quando stavo dentro al gruppo e aderivo totalmente alle “teorie” propagandate dal suo leader (avete mai sentito parlare di affidamento totale al maestro?) avrebbe fatto una differenza.
E non lo potrò mai sapere visto che in quel periodo vivevo totalmente sommersa in queste “teorie” e con la mente impregnata del credo del gruppo, disposta a credere solo al leader, che nella mia mente aveva assunto una valenza quasi super-umana, visto che tutto quello che diceva era per me la “verità”, l’unica possibile verità in un mondo popolato da burattini inconsapevoli. Quello che lui diceva era la verità indiscussa, quello che diceva degli altri era la verità indiscussa, quello che diceva di me e dei miei presunti “processi” era la verità indiscussa…
In realtà, non c’era nessuno che mettesse in discussione questa sua “verità”. I pochi che osavano farlo venivano allontanati dal cerchio con ignominia e prontamente screditati agli occhi del gruppo come persone “perverse”, “in processo”, “arroganti”. (Tante tristi storie ci sono che potrebbero venire raccontate a questo proposito!).
Quando io ho cominciato a dubitare del fatto che quella “verità” fosse assoluta (e ho cominciato a farlo perché, all’interno del gruppo, di cose che stridevano con tutte quelle belle teorie ne avevo viste molte, troppe per i miei gusti), mi guardavo bene dall’esprimerlo perché avevo paura di essere anch’io cacciata via con ignominia. E nel gruppo c’era la persona che più amo su questa terra e avevo paura che uscendone l’avrei perduta (che poi, probabilmente non sarebbe successo perché mio marito mi ama e mi ha sempre amata, nonostante la mia “perversione” continuamente sottolineata o insinuata, certo è che la nostra relazione non ne avrebbe giovato).
Inoltre, non avevo la possibilità di accedere ad alcuna informazione contraria a quelle che avevo all’interno del gruppo (la mia vita si snodava fra seminari-casa-seminari). Ma già esisteva internet. Purtroppo però non c’era questo forum e le esperienze che riporta, gli articoli e le indicazioni su dove andare a trovare le informazioni sulle sette. Nessuno aveva mai neanche insinuato che arkeon potesse essere una setta e io mi sentivo terribilmente sbagliata ad avere pensieri “contrari” a quelli di moda nel gruppo.
Forse, avere avuto allora la possibilità di sapere tutto quello che so oggi, in generale sui meccanismi di coercizione psicologica usati dalle sette e in particolare venire a sapere che c’era qualcuno che la pensava come me riguardo al gruppo in cui stavo e leggerne i motivi, mi avrebbe aiutata a sentirmi meno sola e disperata. Magari non ne sarei comunque uscita subito, ma forse il mio povero e maltrattato dubbio avrebbe preso più forza e consapevolezza di sé.
Per questo mi farebbe piacere che i toni di questo forum fossero un po’ più pacati, meno aggressivi da entrambe le parti e più aperti ad un dialogo costruttivo, ad un racconto delle esperienze e delle motivazioni che possa essere anche uno stimolo, per chi è dentro e pensa che questa sia “la Via” o “il Lavoro”, a mantenersi vigile, a non prendere tutto ciò che sente nel seminario per oro colato e a mantenere ben vivo e in buona salute il suo senso critico. Perché se uno tiene gli occhi aperti, le cose le vede, volente o nolente, soprattutto se qualcuno gliele ha fatte notare in precedenza.
Io comprendo bene e voglio qui esprimere tutta la mia solidarietà alle persone che su questo forum hanno testimoniato la loro sofferenza, so che il dolore e la rabbia che si provano comprendendo quello che è successo non sono semplici da elaborare e digerire.
Ma comprendo anche chi è dentro e pensa che quella sia una via di crescita interiore valida e non si accorge di stare vivendo un’esperienza totalitaria, che, nella mia opinione personale, è ben lungi dal favorire la libertà dell’individuo. O la libertà dal giudizio su se stessi e sugli altri. E vorrei chiedere un po’ di comprensione per queste persone. Non è loro la responsabilità del dolore che viene generato.
Io penso che la responsabilità di chi è dentro sia quella di vedere e la responsabilità di chi è fuori sia quella di condividere ciò che si è visto quando si era dentro, facilitandone così la visione agli altri. E chi si sente aggredito, di solito, si chiude all’aggressore, a meno che non venga psicologicamente manipolato e spinto ad associarsi ad esso.
Emanuela
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