martedì 9 marzo 2010

Di come la madre possa rendere l'anima mortale - Del ruolo salvifico del padre e, in sua mancanza, del maestro

Teorie astruse del metodo Arkeon raccontate fedelmente da un ex frequentante con nik Tiresia

Trattasi di un insegnamento impartito durante una riunione dei maestri. Riporto quanto detto dal fondatore del gruppo.

Dio ha creato l'uomo a sua immagine e somiglianza. L'uomo creato da Dio è Adamo.
La donna viene creata da Dio da una costola di Adamo per dargli una compagna. L'uno è quindi creato a immagine e somiglianza di Dio, l'altra è una sorta di derivato in quanto creata da una costola per alleviare il senso di solitudine dell'uomo.
Creatura di Dio è l'uomo, creatura dell'uomo è la donna. Il maschile ha un'identità paterna che si trova in Dio, mentre il padre della donna è Adamo.
Questa inferiorità della donna, sancita dall'origine della sua creazione, genera in lei un sentimento di rivalsa. Il sentimento di rivalsa è quello che genera nel femminile "la sfida" verso il maschile e il suo tentativo di separarlo dal padre per "inglobarlo" e nutrirsi in questo modo della sua energia, ovvero renderlo dipendente, legato per sempre a sè, mortale.
L'uccisione dell'uomo (psichica e dell'anima) da parte della madre prima e di sua moglie poi, rappresenta la grande vendetta di Eva contro Dio per averla creata da una costola di Adamo.

Fra le varie tecniche perverse che la madre mette in atto per separare i figli dal padre (e di cui ho già detto in precedenza, fra cui la consegna al pedofilo), vi è anche il tipo di "nutrimento" che essa propina al figlio a questo fine. Ovviamente, si tratta prevalentemente di "nutrimento psichico".

Il figlio posseduto dalla madre viene da lei nutrito, interiormente, attraverso un sentimento di onnipotenza. Per far vivere al figlio il sentimento di onnipotenza, la madre rimuove, nel figlio, il sentimento di morte, anche se il concetto di morte è di per sè contenuto nel concetto del materno. A questo proposito viene presentata (ai maestri) la seguente corrispondenza:

Mater = terra = mondo materiale = mondo della morte
Pater = Dio = mondo dello spirito = immortalità

Come fa la madre a rimuovere la morte? Semplicemente con l'atto stesso del separare il figlio dal padre. L'anima del figlio, separata dal padre, non è più immortale e può venire inglobata dalla madre. Con la rimozione della morte, nel figlio viene indotto un sentimento di onnipotenza, il delirio di onnipotenza, che lo porta a vivere senza sapere perchè, senza un vero scopo, senza il senso della sua identità.

Vediamo in dettaglio la dimensione perversa del "nutrimento" della madre non illuminata dalla luce di arkeon:

1) la madre si nutre del figlio "fisicamente" già quando lo porta in grembo (era piaciuta molto la scoperta scientifica fatta qualche anno fa circa lo scambio che avviene fra madre e figlio durante il periodo della gestazione in cui, non solo la madre nutre il figlio attraverso il cordone ombelicale, ma il figlio-feto mette in circolazione nel corpo della madre delle cellule fetali che vanno a riparare eventuali danni agli organi della madre ecc., quindi già da quando lo ha dentro, la madre lo usa per nutrire se stessa).

2) La madre si nutre del figlio "psicologicamente e sentimentalmente", assorbendo in questo modo la di lui energia quando, una volta che è uscito dal suo ventre, lo tiene legato a sè con i soliti trucchetti dettati dalla sua perversione (sensi di colpa ecc.) impedendogli la felicità e, come detto prima, il senso di identità.

3) Si nutre di lui quando, assumendo il valore simbolico di MATER-IA lo ingloba nella terra al momento della morte, decompone il suo corpo per nutrirsi e lo priva per sempre dell'anima poichè l'anima separata dal padre, nel momento della morte, non sopravvive. Solo se il figlio percorre un sentiero sacro evolutivo che lo riporta al padre/Dio la sua anima è immortale.

Ricapitolando, la madre separa il figlio dal padre e lo tiene legato a sè somministrandogli un nutrimento emotivo e psichico "perverso", nel senso che di nutrimento ha solo la parvenza poichè, in realtà, si tratta di un mero strumento che ella usa per potersi "nutrire" dell'energia del figlio (e della sua anima).
Il nutrimento che arriva dalla madre è "condizionato", nel senso che viene fornito solo se il figlio fa ciò che lei vuole (frase chiave: "ti amo se sei come io voglio") se però il figlio sgarra, se non fa come la madre vuole, se non si sottomette al suo potere, lei gli toglie il nutrimento e gli fa credere che, non avendolo, lui morirà.

Se il figlio decide di rimanere con la madre, lei gli toglie il senso di morte sostituendolo col delirio di onnipotenza e appaga i suoi bisogni - di amore, felicità, protezione ecc - Però, dato che questi sono bisogni indotti dalla madre stessa (falsi bisogni) una volta appagati continueranno a ricrearsi da soli dando vita ad un ciclo continuo di dipendenza.
Per mantenere vivo il sentimento di onnipotenza, la madre deve mantenere il figlio costantemente sotto al suo controllo.
Questa vita, priva di "amore autentico", crea nel figlio una condizione di isolamento interiore, crea un senso di separazione, di solitudine.
Dato che vive senza avere un reale contatto con la propria identità, il figlio si nutre anche dell'energia (perversa - occorre dirlo? -) che viene dal creare continuamente delle situazioni di conflitto nella sua vita.
Al figlio, così irretito, basta solo pensare di staccarsi dal mondo della madre per vivere un senso di minaccia.

Se e quando il figlio si stacca dalla madre, e questo può avvenire quando prede coscienza dei perversi comportamenti della genitrice, per ex seguendo i seminari, la prima cosa che succede è vedere le sue illusioni frantumersi e deve prendere coscienza del suo fallimento come uomo.
Quando il figlio esce dal mondo della madre e si comincia a liberare dai suoi condizionamenti perversi per entrare nel mondo autentico, il sentimento che prova è quello di una grande vulnerabilità, di un senso di precarietà. Il senso di minaccia che prova è generato dalla madre stessa ed è lo strumento con il quale la madre impedisce l'accesso del figlio alla sua identità.
Davanti a questi sentimenti, il figlio prova il desiderio di punire la madre per quello che ha fatto. Gli viene voglia di vendicare suo padre per quello che lei gli ha fatto come uomo e per fare questo cerca di dare alla madre (proiettata sulla compagna) la risposta sana che il padre (proiettato su se stesso) avrebbe dovuto darle, quindi la punisce sottraendosi a lei nella relazione di coppia (frase chiave: "tu non mi avrai"). In questo modo, però, agisce dallo spazio della "parte piccola".

Dicevo che lo strumento principale per mantenere il figlio nel delirio di onnipotenza è privarlo del senso di morte. Quando però il figlio riesce ad integrare il senso di morte scopre cosa è realmente accaduto nella sua vita: riconosce che il potere della madre è stato più forte e lo ha separato dal padre, privandolo della sua identità.

Uno dei nodi centrali del "processo degli uomini" è la ricerca dell'identità.

Il padre è colui che restituisce al figlio la libertà dal mondo della MATER-IA, gli restituisce l'identità.
Ma per arrivare al padre, bisogna prendersi la responsabilità della trasformazione.
Questo è un punto centrale perchè - viene più volte affermato - se si entra in un percorso di coscienza (come quello di arkeon) si arriva giocoforza alla trasformazione, ma per andare avanti bisogna prendersene la responsabilità.

Il Cristo indica la via del Padre e propone la vita eterna a chi la segue, ma solo se il figlio si prende la responsabilità di seguire questa via la sua anima può tornare ad essere immortale. Per farlo, deve riconoscere con grande umiltà la grandezza del padre.

Il lavoro dei maestri è indicare qual'è la direzione, la strada. L'iniziazione che si pratica nei seminari (primo, secondo, terzo livello) serve allo studente a riconoscere l'autorità del maestro, cosa che è il primo passo verso il riconoscimento dell'autorità del padre.


Tiresia
- continua -