Cara Elia,
grazie per la tua testimonianza che offre a tutti (spero) ulteriori motivi di riflessione.
Vorrei aggiungere il mio commento a quello che hai scritto:
elia scritto:
Lui si ritiene diffamato perché il suo insegnamento ha fallito? Vorrebbe dimostrare, che non è così? E in che modo, con una controprova che in sede giudiziaria qualifichi e accerti che il suo insegnamento abbia validità erga omnes?
Più volte, davanti a qualcuno che sembrava non "volere fare il passaggio" o che continuava ad "essere in processo", ho sentito il maestro commentare: "Quello non vuole uscire dal suo processo per dimostrare che il "lavoro non funziona"". Questa affermazione mi è sempre sembrata alquanto strana. Di solito, se un metodo non funziona a dovere (o non funziona per tutti) si dovrebbero cercarne i motivi nel metodo stesso, non nelle persone che dimostrano di non avere ottenuto i risultati promessi.
Invece, il metodo arkeon non veniva mai messo in discussione, veniva sempre considerato infallibile e quelli che non ne traevano i benefici decantati durante i seminari venivano considerati fondamentalmente persone di "cattiva volontà", persone in processo col maestro e che per questo (per il solo motivo di dimostrare che il "lavoro" non funzionava) continuavano a rimanere in processo/non fare il passaggio.
Questo mi è sempre sembrato molto presuntuoso e non rispettoso dell'unicità delle persone.
Eppure, una delle frasi più gettonate dal maestro era: "L'efficacia è la misura della verità". Come mai in questo caso non veniva (e forse ancora non viene) applicata questa massima?????
Mi sembra che troppo spesso in questo gruppo si dimentichi che il metodo arkeon dovrebbe essere fatto per gli uomini, non gli uomini per il metodo (parafrasando una frase nota che però in questo momento non ricordo di chi sia = La legge è fatta per gli uomini, non gli uomini per la legge).
Emanuela
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